PAGANI Processo Linea d’ombra Chiesta l’assoluzione di Gambino

Arringhe difensive al processo per i presunti legami tra politica e camorra. Nei prossimi giorni anche la replica del pm Montemurro, poi la sentenza

Due arringhe e la replica del pm prima della camera di consiglio, poi la sentenza metterà un primo punto al processo “Linea d’Ombra”. Dopo gli avvocati Silvana D’Ambrosi e Giovanni Annunziata, attesi oggi a discutere in difesa dei fratelli D’Auria e di Alberico Gambino, il pm Vincenzo Montemurro chiuderà l’ultima fase processuale prima dell’ingresso in camera di consiglio dei giudici del primo collegio, attesi dalla quasi certa sentenza contestuale.

Il tribunale dovrà ripercorrere un dibattimento durato più di un anno, con una più lunga misura cautelare subita dalla maggior parte degli imputati. Se da una parte il pm ricostruisce un sistema criminale in grado di determinare le sorti di una città, con lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche e la forza del clan Fezza-D’Auria, assegnando a Gambino il ruolo apicale, il collegio difensivo non recede dalla convinzione d’innocenza, con richieste assolutorie unanimi. Richiesta ribadita anche oggi dal legale di Gambino, l’avvocato Giovanni Annunziata.

Le osservazioni sono diverse e partono dallo scarto fatto da Montemurro sul denunciante Amerigo Panico, passato da primo motore a elemento tra gli altri. La circostanza, tra l’evidente interesse economico di “mister Pegaso” e il suo arresto in corso di processo, è stata evidenziata con forza nelle arringhe, a sostegno della inaffidabilità della sua narrazione, già minata dalla manipolazione della registrazione ambientale.

I nove anni chiesti dall’accusa per i due D’Auria e Gambino verranno pesati dai giudici anche sui riscontri delle dichiarazioni dei pentiti, ritenuti inaffidabili dalla difesa perché sentiti nello stesso periodo, su stessi argomenti e con contenuto contraddittorio. I legali puntano molto sulle confusioni temporali delle autorizzazioni rilasciate a Panico per il centro commerciale, evidenziando una lampante malizia dell’imprenditore nel muoversi per “uccidere Gambino” politicamente. La richiamata “funzione mosaicale” della difesa nel corso delle arringhe ha sottolineato i problemi giuridici della concussione e quello della finalità mafiosa, ritenendo “sovrapponibili, clonate e senza specifiche” le imputazioni contestate.

La Dda ritiene dimostrato il sistema Pagani, oltre Gambino e oltre Panico, con un malaffare generalizzato e una modalità operativa ben descritta nella consorteria portata a giudizio. Gli elementi arrivati in udienza hanno registrato i dietrofront di alcuni testi chiave, per l’accusa sintomo di camorra e connivenza, per i difensori prova di approssimazioni investigative. L’iter cautelare ha confuso ulteriormente le acque, con più pronunce contrastanti chiuse dalla decisione del Riesame che ad ottobre dispose il carcere per Gambino e i D’Auria e la decisione in attesa del vaglio della Cassazione.

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