Pagani, politica e clan Tre udienze alla sentenza

Si torna in aula: ritmi serrati per arrivare alle decisioni dei giudici a metà marzo Probabile una lunga camera di consiglio. Gravi le posizioni di Gambino e D’Auria

PAGANI. Saranno concentrate in pochi giorni le ultime battute del processo Linea d’ombra, con tre udienze dedicate alle arringhe più delicate con le repliche del pubblico ministero prima della camera di consiglio, con l’ipotesi concreta di una motivazione contestuale da parte dei giudici del primo collegio.

Domani discuteranno i legali Sergio Cola, Pierluigi Spadafora, Guglielmo Scarlato e Bonaventura Carrara, rispettivamente per Antonio Petrosino D’Auria, Franco Marrazzo, Giovanni Pandolfi Elettrico, Michele Petrosino D’Auria e Giuseppe Santilli, col sabato riservato agli avvocati Silvana D’Ambrosi e Giovanni Annnunziata, per gli imputati Antonio e Michele Petrosino D’Auria e Alberico Gambino, per chiudere martedì cinque marzo con l’avvocato Alessandro Diddi a completare l’arringa per Gambino.

Poi i tre componenti del tribunale presieduto dal giudice Anna Allegro potrebbero ritirarsi in camera di consiglio in una stanza della cittadella giudiziaria di Nocera Inferiore, a oltranza fino alla redazione della sentenza di primo grado, con alcuni giorni di lavoro prima della lettura del dispositivo. Saranno gli ultimi lunghi giorni prima della conclusione del dibattimento, a un anno e più dall’incardinamento del ventinove febbraio 2012.

Il processo istruito dalla Dda, con l’accusa retta dal pm Vincenzo Montemurro e in parte dal pm Rosa Volpe ricostruisce un sistema politico-camorrista attraverso sette diversi capi d’accusa per concussione aggravata dal metodo mafioso e lo scambio elettorale con i clan, sulla falsariga del denunciante Amerigo Panico, imprenditore titolare del centro commerciale Pegaso.

Al vertice del sistema restano l’ex sindaco Alberico Gambino e i fratelli Michele e Antonio Petrosino D’Auria, ritenuti asse dello scambio elettorale illecito, così come a più riprese sottolineato dalla corte di Cassazione e dal riesame per le misure cautelari. Il legame profondo tra Gambino e i D’Auria, esponenti apicali dell’omonimo clan, resta l’epicentro del quadro ricostruito dall’Antimafia.

La requisitoria aveva presentato richieste di condanna a nove anni di carcere per l’ex sindaco Alberico Gambino e i fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria, con l’amministrazione da una parte, rappresentata dal politico paganese, e dall’altra il clan Fezza D'Auria, guidato dai due figli del boss Gioacchino “spara spara”.

Le altre richieste erano state a sei anni e sei mesi di carcere per l’ex presidente della società partecipata Multiservice Giovanni Pandolfi Elettrico e per l’ex consigliere comunale e consulente del lavoro Giuseppe Santilli, cinque anni di reclusione rispettivamente per il tecnico comunale Giovanni De Palma, per il pregiudicato-assunto Antonio Fisichella e per il titolare della torretta Cave, attualmente ai domiciliari per altra causa, Francesco Marrazzo, con l’assoluzione per l’ex direttore della galleria commerciale Giovanni Barone, per l’ex assessore Massimo Quaratino e infine per il presidente della Paganese calcio Raffaele Trapani, per non aver commesso il fatto. Le ultime udienze sono fissate domani, sabato e martedì.

Alfonso T. Guerritore

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