Pagani: ordigno esplosivo in un cantiere

In via Guerritore preso di mira un edificio realizzato dalla ditta di Rino Marrazzo, citato in “Linea d’Ombra” da un testimone

PAGANI. Erano circa le tre dell’altra notte, quando in via Guerritore, al centro della città, un botto ha svegliato il quartiere. L’esplosione è avvenuta all’interno di un cantiere edile della società del costruttore Gennaro Marrazzo, al piano terra di una palazzina, con la deflagrazione immediatamente seguita da un incendio. Sul posto sono arrivati in un attimo i vigili del fuoco del distaccamento nocerino, che hanno circoscritto le fiamme, e i carabinieri del gruppo territoriale di Nocera Inferiore. L’ordigno, costituito da una serie di cariche, è stato attivato con un comando a distanza del tipo di quelli adoperati dai fuochisti pirotecnici, rinvenuto sul posto nel corso dei primi accertamenti. Circa diecimila euro il bilancio dei danni alla base ancora grezza della costruzione.

L’indagine è passata contestualmente all’attenzione della Procura distrettuale antimafia di Salerno perché il nome del titolare della ditta compare nelle dichiarazioni del nuovo testimone di giustizia Alfonso Persico collegato al clan Petrosino D’Auria, anche lui imprenditore del settore edilizio, le cui dichiarazioni sono state depositate appena qualche giorno fa agli atti del secondo grado di giudizio del processo “Linea d’Ombra”.

Va ricordato che Gennaro “Rino” Marrazzo è incensurato, opera da tempo nel settore calcestruzzo, ha edificato diversi complessi di edilizia residenziale in città e nelle zone limitrofe, e per la “disavventura” ha presentato regolare denuncia, smentendo, come di rito, qualunque precedente tentativo di intimidazione. L’indagine attende i risultati dei rilievi svolti sul posto dai militari della sezione scientifica, con gli atti attesi negli uffici della Dda.

Il nome di Marrazzo è comparso agli atti del pm Vincenzo Montemurro riguardo la tenuta Criscuolo, residenza dei D’Auria Petrosino, snodo dei rapporti tra politica e clan. Quella tenuta secondo il teste era da sempre stato oggetto d’interesse dei D’Auria perché in zona edificabile, con il muro di cinta costruito sul suo perimetro costruito proprio daMarrazzo. La questione diventata ingarbugliata anche per un altro motivo, visti i dissapori verificatisi in passato tra Antonio Petrosino D’Auria e i Marrazzo. Persico chiese in un’occasione come mai facesse costruire il muro di casa sua “al fratello di chi aveva picchiato in carcere suo padre, Gioacchino Petrosino D’Auria”. Antonio D’Auria, ritenuto dalla Dda il capo del clan, aveva risposto che era un fatto superato perché, come riporta testualmente il contenuto delle dichiarazioni, «Rino Marrazzo era uno di loro».

Alfonso T. Guerritore

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