CAVA DE'TIRRENI

Padre Gigino non va via: «C’è ancora tanto da fare»

L’annuncio in serata dopo il lungo vertice con la Curia provinciale dei Frati Minori: «Torno a lavorare con più impegno di prima, la comunità ha bisogno di me»

CAVA DE' TIRRENI. Frate Gigino resta al santuario di San Francesco e Sant’Antonio. L’atteso annuncio – che aveva tenuto con il fiato sospeso tutti i sostenitori del frate francescano per lunghe ore dopo la notizia di un suo probabile trasferimento, resa nota venerdì scorso in occasione di un’assemblea pubblica presso il chiostro del convento – è arrivato nella tarda serata di ieri, quando padre Luigi Petrone è uscito dal lungo faccia a faccia, a Battipaglia, con i vertici della Curia provinciale salernitano-lucana dei Frati Minori. «Ritorno a lavorare con più impegno di prima - sono state le prime parole di padre Luigi -. C’è tanto da fare e la comunità ha bisogno di me».

Messe da parte incomprensioni e difficoltà – quelle stesse che avevano portato il frate a prendere la decisione di allontanarsi da Cava de’ Tirreni dopo che la Provincia religiosa gli aveva tolto ogni giurisdizione tra le mura del santuario, alla luce degli esposti fatti dal famigerato architetto (del quale padre Luigi non ha voluto rivelare l’identità) che prima avrebbe accettato compensi a nero per il lavoro di ristrutturazione e ricostruzione post-terremoto del convento, per poi denunciare i francescani adducendo di non essere mai stato retribuito – frate Gigino si è detto pronto a riprendere in mano le redini della comunità.

«È stata una lunga discussione con il ministro provinciale - ha spiegato padre Gigino – alla fine ha respinto la mia richiesta di trasferimento a Roma. Mi ha concesso però un periodo di riposo. Questo sì. Una settimana al massimo ma poi bisogna ritornare a Cava de’ Tirreni per lavorare, insieme alla fraternità, per il bene della comunità cavese. Certo – conclude ironico – avrei preferito qualche giorno in più, ma c’è la volontà di andare avanti insieme agli altri frati».

Colpo di scena finale, dunque, atteso da molti e che tuttavia – dalle notizie trapelate nel corso della giornata di ieri – non era certo scontato. Nelle ore in cui il colloquio con i vertici della Provincia religiosa era ancora in corso, infatti, si era temuto per il peggio considerato che era stata addirittura avanzata l’ipotesi che il santuario avrebbe cessato ogni attività extra religiosa (dai fuochi, all’organizzazione delle feste, alla vendita di dolci presso la pasticceria del chiostro) limitandosi alla celebrazione delle funzioni. Condizioni alle quali il monaco non avrebbe mai accettato di rimanere.

«C’è poco da fare – aveva fatto sapere l’avvocato di padre Luigi Petrone, Alfonso Senatore, nel pomeriggio – la Provincia religiosa è fortemente intenzionata a far cessare qualsiasi attività del convento che non siano le celebrazioni di tipo religioso all’interno della chiesa. Questo significa andare incontro a una fase di declino inarrestabile alla quale frate Gigino non è disposto ad assistere». Alla fine, però, la situazione si è capovolta per la gioia dei tanti sostenitori di padre Luigi.

 

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