"P3 associazione segreta". Sica rischia il processo: complotto contro Caldoro

La Procura di Roma ha chiuso le indagini: coinvolti anche Verdini, Dell’Utri e Cosentino

ROMA. È una richiesta di rinvio a giudizio per violazione della legge contro la ricostituzione di società segrete quella che si profila all’orizzonte per il coordinatore del Pdl Denis Verdini e per il senatore Marcello Dell’Utri. La procura di Roma ha infatti chiuso l’inchiesta P3 e notificato alle parti l’avviso di conclusione indagini. Con Verdini e Dell’Utri, per lo stesso reato, rischiano il giudizio il faccendiere Flavio Carboni, l’imprenditore Arcangelo Martino, il giudice tributario Pasquale Lombardi e altri personaggi legati ai progetti per lo sviluppo dell’eolico che il sodalizio coltivava in Sardegna. Un capitolo quest’ultimo, che vede cadere le accuse di corruzione per il governatore dell’isola, Ugo Cappellacci, al quale resta l’abuso d’ufficio. Caduta ogni ipotesi di reato anche nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo.

I due parlamentari e i tre faccendieri, si legge nelle carte, «costituivano, organizzavano e dirigevano l’associazione sviluppando una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura, della politica e dell’imprenditoria da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e per il finanziamento di esso e dei suoi membri che approfittavano delle conoscenze realizzate per acquisire informazioni riservate, influire sull’esercizio delle funzioni pubbliche rivestite dalle personalità avvicinate, collocare in posizioni di rilievo in enti pubblici e apparati dello Stato persone gradite al gruppo».

In particolare, scrivono i pm, il sodalizio si adoperava «per influenzare la decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Interveniva ripetutamente sul vicepresidente e su altri membri del Csm per indirizzare la scelta dei candidati ad incarichi direttivi. Avvicinava autorità giudiziarie e amministrative per favorire il ricorso presentato dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni» contro l’esclusione del suo listino dalla consultazione elettorale e poi per avviare un’ispezione ministeriale sollecitata dallo stesso nei confronti dei giudici della Corte d’appello di Milano autori del rigetto. «Interveniva sulla Cassazione per favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause ivi pendenti sia di natura civile che penale» (come il ricorso contro le misure cautelari dell’allora sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, indagato per concorso in associazione camorristica).

Proprio per quegli interventi in Cassazione risulta indagato anche l’ex presidente della Corte Vincenzo Carbone che in cambio dei suoi servigi accettava dai sodali «la promessa di futuri incarichi» da ricoprire dopo la pensione. L’onorevole Cosentino potrebbe invece essere chiamato a rispondere di concorso in diffamazione per la vicenda del dossier a luci rosse realizzato e diffuso ai danni di Stefano Caldoro, candidato alla guida della Campania.
A Verdini, Dell’Utri e Carboni la procura contesta, oltre alla corruzione di funzionari sardi, di avere intascato ingenti somme di denaro: 6 milioni di euro sborsati dal duo Fornari-Porcellini a sostegno del sodalizio. Verdini in particolare, assieme al collega di partito Massimo Parisi ed entrambi «nella qualità di membri della Camera dei deputati» nel 2009 avrebbe ricevuto “contributi” per 800mila euro da quattro società di Fornari e Porcellini. Nel 2010, invece, Dell’Utri avrebbe preso 100mila euro.


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