Ouali in Belgio contro il no della Procura

Gli inquirenti salernitani hanno aperto un’altra inchiesta e chiedevano tempo, ma la Corte ha disposto l’estradizione

SALERNO. Sarà estradato Djamal Eddine Oauli, o almeno così hanno deciso ieri pomeriggio i giudici della Corte d’Appello, respingendo la richiesta della Procura che nel carcere di Fuorni avrebbe voluto tenerlo altri sessanta giorni, il tempo di verficarne i contatti locali e accertare dall’esame di documenti e computer se l’algerino abbia commesso reati nel Salernitano. L’ultima parola non è ancora detta, perché contro il sì all’estradizione in Belgio ha preannunciato ricorso in Cassazione il difensore Gerardo Cembalo e non è escluso che anche la Procura faccia lo stesso, giocando a Roma l’ultima carta prima dei dieci giorni fissati per la consegna dell’arrestato a Bruxelles.

Il nuovo procedimento su Ouali è stato aperto subito dopo l’arresto di sette giorni fa a Bellizzi, quando gli uomini della Digos lo hanno bloccato sulla base di un mandato europeo che lo indica tra i membri di una rete criminale che ha fornito documenti falsi anche a terroristi dell’Isis. Con la stessa ipotesi di falsificazione di documenti Salerno ha aperto un fascicolo parallelo affidato ai sostituti procuratori Rocco Alfano e Silvio Marco Guarriello, ha perquisito l’appartamento di Montecorvino Pugliano dove l’algerino abitava con la moglie Lynda Sadki e ha sequestrato un lungo elenco di documenti cartacei e file informatici, portando via pen drive, due personal computer e i telefoni cellulari. Per questo ieri il procuratore generale Maddalena Russo ha chiesto alla Corte d’Appello di sospendere per due mesi la consegna del quarantenne alle autorità belghe. Richiesta a cui si è associata la difesa, dopo una lunga dichiarazione spontanea in cui il detenuto si è dichiarato estraneo tanto al terrorismo quanto al traffico di alias e documenti d’identità. Ouali ha provato ricostruire davanti ai giudici i movimenti che da più di due anni lo vedono in giro tra Emirati Arabi e Europa. «Nel 2013 è arrivato in Belgio con un visto regolare – ha riferito il suo avvocato all’uscita dall’aula bunker di Fuorni dove si è svolta l’udienza camerale – Ha chiesto il permesso di soggiorno e ha costituito una società per l’import export di capi di abbigliamento. Lo scorso gennaio lui e la moglie hanno deciso di lasciare Bruxelles, raggiungendo Bellizzi dove Ouali ha alcuni cugini ed amici». Una fuga precipitosa, secondo gli inquirenti belgi, dopo che durante il blitz di ottobre nel covo dei falsari erano stati ritrovati su due computer passaporti e documenti bancari con i nomi della coppia. Erano già andati via quando il 10 dicembre le forze di polizia arrivarono nel loro appartamento a Bruxelles, ma intanto gli inquirenti avevano raccolto sospetti sufficienti per emettere un mandato di arresto europeo nei confronti di quello che un connazionale aveva definito un “genio dell’informatica”.

È stato trovato a Bellizzi perché pochi giorni prima aveva presentato in Questura una richiesta di permesso di soggiorno, motivata con l’assistenza alla moglie incinta di quattro mesi. «Qui voleva continuare a lavorare sempre nel commercio» ha dichiarato ieri ai giudici, spiegando di non sapere come il computer con le sue foto sia finito nella centrale dei falsari a e avanzando sospetti sul socio in affari, perché il pc era quello dell’azienda ed entrambi vi avevano accesso. «Non vuole tornare in Belgio, teme per sé e i suoi familiari» ha spiegato il legale. Ma alle 16.15 di ieri la corte presieduta da Claudio Tringali ha deciso per l’estradizione.

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