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Otto ore davanti al giudice 16enne incastra i violentatori

PAGANI. Otto ore di confronto, domande, racconti: la sedicenne che a febbraio fece arrestare Giusepe Bombardino e Antonio Saggese, ha retto, tra lacrime e ricordi, l’accusa nei confronti dei suoi...

PAGANI. Otto ore di confronto, domande, racconti: la sedicenne che a febbraio fece arrestare Giusepe Bombardino e Antonio Saggese, ha retto, tra lacrime e ricordi, l’accusa nei confronti dei suoi presunti stupratori.

La ragazzina è stata sentita nel corso dell’incidente probatorio chiesto dal sostituto Caggiano dinanzi al giudice Pacifico.

Dalle 15 del pomeriggio, fino a sera inoltrata, la giovane ha risposto alle domande del giudice, dei difensori dei due imputati, della psicologa che assisteva all’interrogatorio e del pm Capone.

Ha ricostruito attimo per attimo quella sera di febbraio quando fu prelevata all’uscita di una cornetteria a Pagani, minacciata di morte quando aveva provato a scappare e violentata nei pressi di una scuola, dove ha ribadito era stata costretta a bere dei liquori. Quei ragazzi, poco più che ventenni, però la vittima li conosceva. Ha sostenuto, infatti, che Giuseppe Bombardino era diventato il suo incubo.

Due anni prima c’era stato un altro episodio di violenza, le avevano costretto a fare delle cose con la forza e poi da allora, Bombardino – in particolare – era diventato il suo incubo.

Le chiedeva di dirgli “ti amo”, le inviava messaggi, insomma voleva a tutti costi che soggiacesse al suo volere. Un racconto intervallato da lacrime, ma lucido e preciso, quello della vittima che ha risposto – senza remore – alle domande dell’avvocato Giuseppe Buongiorno, difensore dei due indagati e a quelle di giudice e pm. La ragazzina, assistita da un suo avvocato, ha ribadito tutte le accuse e anzi le ha, in qualche modo, ampliate.

Da quella sera, quando – dopo essere stata lasciata davanti casa da Bombardino e Saggese – andò a denunciare tutto ai carabinieri della tenenza di Pagani, la ragazza ha continuato a sostenere di essere stata costretta con la forza ad avere dei rapporti sessuali con i due giovani.

I due furono arrestati qualche ora dopo lo stupro, inveirono contro i carabinieri, si erano disfatti degli indumenti intimi che indossavano quella sera e descritti dalla vittima.

Insomma, non dettero l’idea di essere estranei alla violenza che denunciava la ragazzina. Finirono in carcere e il Riesame, nonostante la difesa continuasse a sostenere che i fatti fossero andati in maniera diversa, confermò la misura cautelare.

Venerdì pomeriggio, il lunghissimo e a tratti drammatico incidente probatorio, dopo il quale la ragazzina sarà sottoposta a dei test psicologici per verificarne l’attendibilità.

(r. f.)

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