UNISA

Osservatorio ko all'Unisa, il rettore: «Lo riapriremo»

Loia: «Non sapevamo nulla, questo importante spazio presto tornerà agibile»

L’Osservatorio astronomico dell’Università degli Studi di Salerno, reso inagibile da una tempesta di vento, sarà nuovamente fruibile a ricercatori, astronomi e studenti. È il rettore dell’Ateneo, Vincenzo Loia , a garantire il proprio impegno per riaprire la struttura. «Non ne ero informato. Non risultano richieste ufficiali, ma si tratta di uno spazio fondamentale per la nostra Università - chiarisce il rettore - quindi avvieremo tutte le procedure per capire lo stato della situazione e poi per intervenire». L’Osservatorio è inaccessibile dal febbraio del 2019 quando, a causa del vento forte, si sono registrate serie lesioni alla cupola. I ricercatori e i professori sono riusciti a salvare il prezioso telescopio e tutto il materiale scientifico che c’era dentro ma, da quel momento, tutta l’attività di osservazione, di studio e di ricerca si è dovuta interrompere. Proprio qualche giorno prima che la Nasa mandasse in orbita un suo satellite alla ricerca di pianeti abitabili nello spazio.

L’Università di Salerno era parte di questo progetto internazional, e ma una folata di vento ha mandato a monte le ambizioni di un’équipe di astronomi pronti a collaborare attraverso l’osservazione continua da terra (con il telescopio di 60 centimetri di diametro) e l’elaborazione dei dati che arrivano dai satelliti. Proprio com’è stato nell’ambito del progetto dell’Esa in cui l’osservatorio dell’Ateneo salernitano ha giocato un ruolo importante nell’osservazione e nella scoperta Gaia16aye, un sistema binario di stelle segnalato da un satellite spedito in orbita dall’Ente spaziale europeo.

E Valerio Bozza , ricercatore del Dipartimento di Fisica e responsabile dell’Osservatorio, in collaborazione con il suo omologo dell’Università di Varsavia ha contribuito in maniera decisiva alla scoperta scientifica che ha coinvolto 50 telescopi in tutto il mondo. Un contributo riconosciuto dalla comunità scientifica e un po’ meno dai vertici dell’Università che - soltanto ora - si sono accorti del problema. Secondo le prime stime il costo dei lavori, per poter riaprire l’osservatorio e per rimettere in sicurezza la cupola con una struttura capace di sopportare una raffica di vento che spira fino a 250 chilometri all’ora, si aggira intorno ai 120mila euro. Chissà che cosa penserebbero gli americani della Nasa se sapessero che, per una spesa di 133mila dollari (120 mila euro), un affermato gruppo di ricercatori è dovuto rimanere fuori dalla ricerca di nuovi pianeti abitabili.

(e.t.)