Ortolani: «Molte sorgenti non utilizzate al meglio» 

Il geologo denuncia la cattiva gestione delle risorse da parte delle istituzioni «Nel Golfo di Policastro finiscono in mare 5mila litri al secondo di acqua potabile»

VALLO DELLA LUCANIA . «L’emergenza idrica nel Cilento non è iniziata oggi, ma è da trent’anni che è stata annunciata, vista la piovosità che si è ridotta sempre più, con il trascorrere degli anni». Ad affermarlo è il geologo Franco Ortolani, professore ordinario di Geologia all’Università Federico II di Napoli, che aggiunge: «Quando dicevamo di costruire un laghetto per garantire il minimo deflusso vitale del Mingardo o suggerivamo soluzioni per captare ulteriori sorgenti, non siamo stati ascoltati. E oggi le menti che gestiscono la risorsa idrica, improvvisamente, scoprono che di acqua non ce n’è abbastanza e lanciano l’allarme. La questione non è stata gestita bene da tutta la filiera, a partire dalla Regione fino ad arrivare ai gestori. E a farne le spese, oggi, sono i cittadini».
Quello che fa infuriare Ortolani è il fatto che la situazione attuale viene fatta passare quasi come ineluttabile. «Ma il Cilento – sottolinea – non si trova in un deserto climatico. Gli avvisi di limitare il consumo idrico per usi impropri che si susseguono potrebbero farlo pensare, ma le soluzioni ci sono». Sono, però, a lungo termine. Il docente si sofferma in particolare sulle aree di gestione Consac, che ha competenza su circa 50 comuni del Cilento. Il gestore idrico vallese, fornisce risorsa idrica servendosi, in particolare: dell’invaso di Piano della Rocca, per circa 30 milioni di metri cubi, in parte potabilizzati e in parte usati per l’irrigazione di circa mille ettari di terreno; effettua prelievo idropotabile con pozzi; tratto terminale del fiume Mingardo che però si prosciuga in agosto (quest’anno già dall’inizio di giugno); sorgente Fistole del Faraone (alcune centinaia di litri al secondo) captata quasi completamente, per cui si prosciuga il Mingardo in agosto; sorgente sottomarina Ruotolo (oltre 1 metro cubo al secondo) captata in minima parte; sorgenti di Sanza, Fistole e Casaletto riservate al riempimento del Lago Sabetta per la produzione idroelettrica alla centrale di Sicilì; sorgenti del Bussento a valle del tratto ipogeo sotto Caselle in Pittari; sorgente sottomarina Vuddo e altre sorgenti sottomarine. Secondo Ortolani, ci sono ulteriori aree che potrebbero essere sfruttate per aumentare le quantità di risorsa idrica disponibili: «Solo nel Golfo di Policastro, tra Sapri, Villammare e Palinuro, si disperdono direttamente in mare oltre 5mila litri al secondo – precisa il geologo – di acqua potabile. Attorno ai serbatoi naturali carbonatici da Capaccio, a Campora e a Sanza sono recuperabili altre centinaia di litri al secondo mediante pozzi. A valle del tratto ipogeo del Bussento (al di sotto della montagna) si trovano sorgenti di acqua potabile con portate complessive di varie centinaia di litri al secondo che alimentano il Bussento, con l’acqua rilasciata dalla centrale di Sicilì, a valle di Caselle in Pittari, che usa circa 3mila litri al secondo di acqua (scaturita potabile alle sorgenti) per produrre energia idroelettrica».
Ma per «l’utilizzazione di tali ulteriori sorgenti andava fatta una programmazione a lungo termine, in modo da non mettere a rischio il turismo». «Al momento – conclude Ortolani – le uniche soluzioni a breve termine sono costituite dalle captazioni dei pozzi del Mingardo e della sorgente Ruotolo, vicino Sapri: se le tubazioni e le pompe riescono, potrebbero rendere disponibile un quantitativo maggiore di acqua».
Intanto, questa mattina, alle ore 12, è in programma un incontro in Prefettura, alla presenza di tutti i gestori idrici dell’area salernitana. L’incontro ha l’obiettivo di comprendere l’entità del problema della crisi idrica e proporre eventuali accorgimenti da adottare in caso la problematica dovesse aggravarsi nel corso dei mesi estivi.
Andrea Passaro
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