l’iniziativa

Orti sociali “interculturali” sui terreni confiscati ai clan

Gli orti sociali sui terreni confiscati alla criminalità organizzata sono ormai una realtà. Nelle scorse settimane, il circolo locale di Legambiente ha consegnato i primi 20 orti sociali su un totale...

Gli orti sociali sui terreni confiscati alla criminalità organizzata sono ormai una realtà. Nelle scorse settimane, il circolo locale di Legambiente ha consegnato i primi 20 orti sociali su un totale di circa 50 in corso di realizzazione in località Taverna, sui terreni confiscati all’azienda C&C Costruzioni srl che fa capo ad Antonio Campione, uno dei protagonisti del processo California.

Lo scorso marzo, l’associazione ambientalista aveva ottenuto l’assegnazione di tale zona come unica partecipante al bando pubblico del Comune, dando il via al progetto denominato “Semi di legalità”. La zona presa in carico da Legambiente si estende su 7mila metri quadrati, di cui 5mila coltivabili (è presente un fabbricato che dovrebbe essere utilizzato come magazzino degli attrezzi) per la creazione di 50 orti sociali.

Al fianco degli ambientalisti stanno operando le scuole Ferrari – i cui alunni si occuperanno della trasformazione dei prodotti – e Penna, le associazioni Acli Ubuntu e Ujamaa, la cooperativa Capo Volti. Nell'ambito del progetto “Semi di legalità” è nata anche l’idea di realizzare un orto interculturale con l'intento di promuovere l'integrazione e la conoscenza tra le diverse culture. Favorendo l’inclusione sociale, il dialogo interculturale e la partecipazione attiva alla gestione del bene comune.

«Il lungo e difficile processo di integrazione può avvenire attraverso strade differenti: un corso di lingua italiana, di educazione civica o anche attraverso un progetto che coniughi l’anima sociale a quella ambientale – fanno sapere i responsabili locali di Legambiente - Rispetto, condivisione e integrazione: da questi principi partiamo per superare barriere, abbattere le diffidenze e imparare a conoscerci meglio».

Novità anche sul versate del recupero del “fiaschello battipagliese”, il tipico pomodoro della Piana al centro di un progetto di recupero. «Al momento - spiega Maurizio Bianchi, agronomo e socio dell'associazione Arkos che si sta impegnando nel progetto di ricerca - le piante sono in piena fioritura e tra poco inizieranno a fare i primi frutti. Nostra intenzione per il futuro (fine giugno inizio luglio) è di organizzare un "open day" cioè una visita al materiale che abbiamo reperito, aperta alle istituzioni, agli enti di ricerca, alle università e a tutti coloro che sono interessati alla riscoperta delle nostre vecchie varietà di pomodoro per avere un confronto chiaro e aperto ad ogni proposta».

Per il momento la sperimentazione sta dando grandi soddisfazioni all'associazione Arkos. Ma il lavoro da fare è ancora lungo.

Francesco Piccolo

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