Orologi fermi e croci spente, è polemica

Non si provvede a riparazioni che costano poche centinaia di euro. E così palazzi storici e chiese versano nell’incuria

Croci spente e orologi fermi: vengono meno i punti di riferimento temporali nel centro cittadino e inevitabilmente scattano le polemiche da parte dei cavesi abituati ad alzare lo sguardo verso l’orologio del Duomo di Sant’Adjutore in piazza Vittorio Emanuele III per sapere l’ora o allungare gli occhi fino a Monte Castello per allietare la vista, a sera, con il bastione illuminato dalla grande croce adiacente.

Ma anche all’incrocio tra corso Umberto I e viale Garibaldi, le lancette dello storico orologio che segna l’ingresso del borgo porticato è fermo sulle 10.10 ormai da tempo. Insomma, è vero che «anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno», ma il fatto che gli ingranaggi siano fermi in entrambi i punti di riferimento storici del cuore cittadino ha fatto storcere non pochi nasi. È già da qualche mese che l’orologio del Duomo fa i capricci. Sul finire dell’estate le lancette si erano fermate sulle 6.58 e Don Rosario Sessa, parroco della concattedrale, aveva fatto sapere che il blocco era dovuto a un problema meccanico dell’ingranaggio poi prontamente risolto dai tecnici specializzati. Ma a quanto pare, da qualche giorno, il problema si è ripresentato (stavolta l’orologio è fermo alle 6.45 sebbene le campane funzionino regolarmente battendo l’ora ogni 15 minuti) e ad accorgersene sono stati soprattutto i tanti anziani che di pomeriggio siedono all’ombra del duomo e sui marmi della Fontana dei Delfini. Il fatto è che quello che potrebbe apparire, a chi guarda da fuori, un “banale” malfunzionamento rappresenta invece per i cavesi un vero disagio e rievoca brutti ricordi considerato che, per quasi un ventennio, quelle stesse lancette sono rimaste ferme alle 19.34 dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Da qui all’orologio all’ingresso di corso Umberto I: un problema di vecchia data e, anche se ormai in molti hanno perso l’abitudine di alzare lo sguardo, sulla scorta del disagio riscontrato in piazza Vittorio Emanuele III si è rispolverata anche questa vecchia questione in attesa che si provveda a risolvere entrambe le situazioni.

Storie di ordinaria manutenzione, insomma, che però cozzano con le solite ristrettezze economiche nelle casse di Palazzo di Città, alle quali si aggiunge poi quella – ancora più sentita – della croce sul colle di Sant’Adjutore spenta da settimane a causa di un corto circuito verificatosi durante un temporale che ha fulminato le lampadine della struttura. In merito al corto circuito della croce che fiancheggia il castello di Sant’Adiutore servirà un investimento di 600 euro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA