L’INCHIESTA

“Oro Nero”, la Dda fa appello al Riesame

Polla, il pm Vincenzo Montemurro chiede il riconoscimento dell’associazione di stampo mafioso. Oggi attesi i primi verdetti

POLLA - “Febbre dell’oro nero”, la Dda, pm Vincenzo Montemurro , fa ricorso al Riesame per il riconoscimento dell’accusa di associazione mafiosa, quella grave e non la “semplice” come deciso dal gip del tribunale di Potenza nel momento della firma delle 30 ordinanze di misura cautelare eseguite lo scorso 12 aprile, buona parte di queste emesse nei confronti di persone residenti nel Vallo di Diano. Le accuse sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed Iva sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita. L’inchiesta lucana ha stroncato il tentativo dei Casalesi di inserirsi nel tessuto economico del Vallo di Diano attraverso il traffico illecito di carburanti che fruttava all’organizzazione criminale un guadagno annuo di circa 30 milioni di euro, grazie all’evasione delle accise e dell’Iva sui carburanti.

A gestire il traffico illecito erano cinque esponenti della famiglia Diana, legata ai Casalesi, con il supporto locale dell’imprenditore di Polla, Massimo Petrullo , titolare di una azienda con sede a San Rufo, specializzata nel commercio di carburante tramite la quale venivano vendute ingentissime quantità di carburante per uso agricolo, che beneficia di particolari agevolazioni fiscali, a soggetti che poi lo immettevano nel normale mercato per autotrazione, utilizzando spesso le cosiddette 'pompe bianche'. Ieri sono stati discussi, davanti al Tribunale del Riesame, i ricorsi presentati dagli avvocati del carabiniere di Polla Giacinto Costantino , detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dei fratelli Luigi e Maddalena Luisi , difsi dagli avvocati Alfonso Amato e Leopoldo Catena , di Antonio e Gino De Luca , di Polla, e di Luigi Impembo , difeso dall’avvocato Mario Valiante , finiti agli arresti domiciliari. Oggi è attesa la decisione del Riesame. Dalle indagini è emerso il coinvolgimento non solo del clan dei Casalesi ma anche di clan mafiosi di Taranto ed in particolar modo il clan Catapano Leone, che avevano scelto il Vallo di Diano come centro nevralgico del contrabbando di idrocarburi.

Erminio Cioffi