Orazio Boccia, scugnizzo di Salerno che non smette mai di sognare

Tra il 2001 e il 2011, i dati della sua azienda, la Arti Grafiche Boccia, sono stati questi: si è passati dai 9 milioni di euro di fatturato a 45 milioni, dai 65 occupati ai 230 di oggi. Orazio Boccia oggi ha 80 anni. Si definisce uno "scugnizzo" e a tutti, anche in un periodo di fortissima crisi come questo, dice: ''Non mollare, non bisogna mollare mai''.

Lui, in effetti, non lo ha proprio mai fatto. E non è certo un caso se oggi, alla presenza, tra gli altri, del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha festeggiato i 50 anni +1 della sua azienda. A undici anni, il signor Orazio, per la verità cavaliere del lavoro, era già un "capo famiglia". ''Mio padre morì e rimanemmo io, mia mamma e quattro sorelle più piccole - racconta - mi disse, 'ora tocca a te'''. La sua infanzia l'ha trascorsa nell'orfanatrofio Umberto I, detto il Serraglio'', ''lì dove sia d'estate che di inverno si dormiva senza coperte''. Nonostante tutto, non ha mollato.

Quelli della sua infanzia, ricorda, ''erano anni duri, anni in cui a Salerno c'erano gli alleati''. Di lavori ne ha fatti tanti, dal panettiere al tipografo, la strada quest'ultima della sua vita. Ha sempre vissuto di stipendio, mai un utile della sua azienda in tasca. Oggi, quando la Marcegaglia, il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, il vertice della Bnl, Luigi Abete, il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, tra gli altri, hanno parlato di lui si è più volte commosso, Orazio Boccia, con suo figlio Vincenzo, amministratore delegato dell'azienda nonchè vice presidente di Confindustria e presidente della Piccola industria, sempre accanto.

Negli ultimi sette anni ha investito cinquantasei milioni di euro nei più innovativi impianti, prime installazioni in Europa, per la stampa di quotidiani, riviste specializzate, cataloghi, stampati per la grande distribuzione organizzata ed etichette per i comparti dell'agroalimentare, del beverage e del pet food. Oggi, Arti Grafiche Boccia ha sedi a Salerno, quartier generale, ma anche a Londra, Parigi, Roma e Milano.

''Si' oggi c'è davvero una brutta crisi'', dice il signor Orazio. E a chi gli chiede se riusciremo ad uscirne, risponde convinto: ''Certo che sì''. ''A patto che si punti sullo sviluppo, ci si focalizzi sul prodotto e il Governo non continui a mettere solo tasse. Soprattutto su chi investe sul territorio e per il territorio'', aggiunge. Poi, chiama in causa il valore della terra e del non lasciare il posto dove la propria azienda è nata. ''Se io me ne andassi da Salerno, se io mi trasferissi a Milano, Londra, ad esempio, risparmierei 600mila euro all'anno - dice - ma non lo farò mai, nonostante c'abbiano contattato le agenzie di promozione degli investimento di molti Paesi. Sarebbe un tradimento verso il mio Paese e verso questa città. Sarebbe come tradire la propria moglie. E lasciarla da sola con i nostri figli''.