la vertenza 

Ora l’impianto rischia una nuova cessione

Mentre a tenere banco è lo scontro sindacale sulle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie), l’impianto Italcementi di Salerno è di nuovo sul filo del rasoio. Passato da impianto di...

Mentre a tenere banco è lo scontro sindacale sulle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie), l’impianto Italcementi di Salerno è di nuovo sul filo del rasoio. Passato da impianto di produzione a macinazione, con quasi la metà dei lavoratori in cassa integrazione almeno fino al 31 dicembre di quest’anno, lo stabilimento alle porte della città è finito nella “rosa” di quegli stabilimenti che il gruppo Heidelberg (che rilevò Italcementi dal gruppo Pesenti ormai tre anni fa) potrebbe cedere in seguito all’acquisizione della Cementir Sacci Italia.
Ad imporlo è una prescrizione dell’Antitrust, che ha accolto la proposta di Italcementi di cedere uno dei diversi asset industriali, composti dagli impianti di Maddaloni e Reggio Calabria, Cagnano Amiterno (in provincia dell’Aquila) e Reggio Calabria o l’asset composto dagli impianti di Spoleto, Reggio Calabria e, appunto, Salerno. Ora tutto è in mano ad una società specializzata che si sta occupando, per conto del gruppo, di cedere uno di questi impianti, e se ne saprà di più il 18 aprile, quando è stato fissato un nuovo incontro tra azienda e sindacati nella sede di Federmaco.
«Al momento – dice Ferdinando De Blasio, segretario provinciale della Filca Cisl – non si capisce bene quale sarà il futuro dell’impianto di Salerno. Siamo ancora in un work in progress». Stessa analisi anche quella fatta da Elisabetta Grimaldi, segretaria provinciale Fillea Cgil, che ha ricordato come «l’impianto di Salerno, tra più nuovi e moderni in Italia, sia stato costruito con soldi pubblici della ricostruzione post-terremoto e che, durante la costruzione, provocò anche la morte di due operai. Di questo – ha ricordato – l’azienda dovrà tenerne conto».
Della centralità dello stabilimento di Salerno sono convinti anche i due segretari nazionali di Filca e Fillea, che seppur su piani distanti per quanto concerne la “vertenza sindacale” interna, concordano sul fatto che Salerno non può essere abbandonato dall’azienda. «Bisogna tenere conto dell’impatto sociale ed economico che una cessione dell’impianto comporterebbe sul territorio», ha sostenuto Gianni Fiorucci della Fillea Cgil. «Salerno – ha detto invece Salvatore Federico della Filca Cisl – è stata la “nave scuola” del gruppo Italcementi per quanto riguarda la cementeria. Era ed è un fiore all’occhiello, un gioiello, nonostante sia solo impianto di macinazione e questo l’azienda lo sa e lo riconosce. Se toccherà a Salerno essere venduto, si continuerà a fare questo lavoro o addirittura di rilanciarlo. Di quei lavoratori – ha poi assicurato - nessuno resterà a casa».
(m.a.c.)
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