Operazione “Criniera” D’Onofrio in Cassazione

I legali del consigliere di Pagani hanno presentato il ricorso contro il Riesame L’ex vicesindaco sarebbe pronto a lasciare il posto nell’assise cittadina

PAGANI. I legali di Massimo D’Onofrio hanno depositato in Cassazione il ricorso contro il rigetto dell’istanza di Riesame relativa all’obbligo di firma emesso dal gip nell’operazione antimafia “Criniera”. L’attuale impugnazione, predisposta dalla difesa del consigliere comunale paganese, riguarda solo la conferma da parte del tribunale della libertà della prima misura cautelare, e non la custodia cautelare in carcere chiesta invece dalla procura antimafia e discussa in separata udienza.

Questo vuol dire che sulla stessa misura, l’obbligo di firma tuttora vigente per il politico paganese, ci saranno due diverse impugnazioni, probabilmente destinate ad essere riunificate dalla Suprema Corte in sede decisionale, con tempi previsti nell’ordine di mesi. Nelle more, resta probabile l’annunciata lettera di dimissioni da parte di D’Onofrio, secondo indiscrezioni pronto ad abbandonare lo scranno di consigliere comunale a Pagani.

Altra storia per Alberico Gambino, consigliere regionale in carica, confermato in lista alle prossime regionali, al netto di ulteriori sviluppi, proprio dopo la disposizione della custodia cautelare in carcere disposta dal Riesame in accoglimento dell’appello della procura.

Entrambi i politici paganesi, esponenti di un centrodestra arrivato ai massimi livelli locali fino al 2011, nella maxi inchiesta “Criniera” sono accusati di concorso esterno in associazione camorristica con il clan dei Fezza-Petrosino D’Auria, con indagini condotte dalla procura antimafia di Salerno. L’accoglimento parziale dell’appello cautelare del pm Vincenzo Montemurro comprende dieci ordinanze cautelari in carcere per associazione a delinquere di stampo camorristico, contro esponenti del clan della Lamia, tutte con esecuzione sospesa fino al giudizio della Cassazione.

La decisione del carcere presa dal Riesame ha travolto ogni precedente decisione giudiziaria a carico dei due paganesi, e lasciando per questo aperte eventuali altre sorprese racchiuse in altri verbali di collaboratori di giustizia, in fase di riscontro. Il discorso vale per l’imprenditore Alfonso Persico, in merito per esempio all’omicidio Aziz, e soprattutto il boss Sandro Contaldo, nemico dei Petrosino, ras delle palazzine.

Alfonso T. Guerritore

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