Operaio morì sul cantiere Non era stato investito

Scafati: rinviato a giudizio l’imprenditore che cercò di sviare gli inquirenti In realtà la vittima stava lavorando su un tetto senza misure di protezione

SCAFATI. È stato rinviato a giudizio dopo il rigetto della richiesta di patteggiare la pena davanti al gup l’imprenditore Antonio Alfano, cinquantaseienne titolare della società “Parati e colori Sas”, accusato di violazione delle misure di prevenzione sul lavoro, omissione di soccorso, simulazione di reato e minacce per aver camuffato da incidente stradale l’episodio costato la vita all’imbianchino Pino Russo, 54enne morto a Scafati nel febbraio 2011.

Su quel decesso la procura aprì subito un’inchiesta, basata sulla denuncia presentata dall’imprenditore di Scafati, presentatosi in ospedale come il conducente dell’auto che aveva investito Russo.

Fin da subito qualcosa non convinse gli investigatori, con le indagini coordinate dal pm Serrelli svolte dal luogotenente della sezione pg dei carabinieri Alberto Mancusi.

La procura ordinò integrazioni investigative per una ricostruzione complessiva dei fatti, perché secondo quella denuncia, Russo era stato travolto da un’automobile, col ricovero all’ospedale di Scafati e la morte arrivata dopo una lunga agonia.

Il malcapitato, con un quadro clinico gravissimo, presentava molte fratture facciali, non compatibili con un sinistro quale quello denunciato. Il fatto che l’investitore fosse proprio il suo datore di lavoro insospettì ulteriormente gli investigatori, tanto più che da fonti confidenziali raccolte nel corso dell’attività di indagine era emerso un sinistro, “aggiustato” anche grazie a minacce ora contestate allo stesso imprenditore, consumate contro un altro dipendente col ricatto del licenziamento.

Dall’esame dei tabulati telefonici, con i riscontri sulle posizioni e suoi luoghi, la procura ricompose l’accaduto ricostruendo l’incidente, con i colleghi operai dell’uomo, il titolare e altre persone, tutti chiamati a testimoniare, con decine di persone ascoltate e chiare indicazioni sulla reale causa dell’incidente.

In quel periodo Russo stava lavorando presso una privata abitazione, circostanza confermata dai proprietari dello stabile.

La procura mise insieme tre diverse confessioni, compreso il dettagliato racconto di quel drammatico ventuno febbraio.

Russo non doveva su quel tetto, senza precauzioni né impianti di sicurezza. Così, nell’arco di qualche mese, quell’apparente sinistro stradale dovuto a colpa eventuale, si tramutò in un brutto incidente sul lavoro, con le conseguenti imputazioni di falso, omicidio colposo aggravato, simulazione di reato e minacce nei confronti di alcuni testi, alcuni dei quali indagati per false dichiarazioni al pubblico ministero, addebitate all’imprenditore.

Le tre parti civili costituite sono assistite dagli avvocati Carlo De Martino, Christian Elettore e Monica Abagnara.

Va detto che, purtroppo, e non soltanto nell’Agro nocerino-sarnese, spesso si camuffano gli incidenti sul lavoro. Questo accade principalmente quando si tratta di stranieri irregolari che sono più difficilmente identificabili.

Qui, invece, la procura è venuta a capo della intricata vicenda.

Alfonso T. Guerritore

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