ROSCIGNO/lo sfogo del presidente della comunità montana

«Operai forestali sudditi dei sindaci: dico basta»

ROSCIGNO. «Bene gli 80 milioni che la Regione vuole stanziare per le Comunità montane, adesso però le stesse vanno riorganizzate». Ad affermarlo è Pino Palmieri, sindaco di Roscigno e presidente...

ROSCIGNO. «Bene gli 80 milioni che la Regione vuole stanziare per le Comunità montane, adesso però le stesse vanno riorganizzate». Ad affermarlo è Pino Palmieri, sindaco di Roscigno e presidente della Comunità montana Alburni che conta 207 operai idraulico forestali oltre a 20 amministrativi, per un totale di 227 dipendenti, dispiegati su 12 comuni. «Deve finire – denuncia Palmieri – la pratica che vede gli operai delle comunità montane a servizio del sindaco di turno; deve cessare anche il pressapochismo legato ai loro turni e all’organizzazione del lavoro, ad oggi totalmente improduttivo».

«L’organizzazione – specifica – finora è stata in balia degli amministratori locali: serve una cortesia al sindaco? La comunità montana fornisce l’operaio. Quindi – sottolinea - la gestione non è in capo all’Ente. Ed è per questo che le cariche cambiano in continuazione: questo avviene non perché non si riescono a gestire gli Alburni ma quando non si riescono a garantire i servizi ad hoc al proprio orticello».

«Molto spesso poi – confessa Palmieri – gli operai vengono impiegati anche per mansioni che non sono contemplate nel loro contratto di lavoro. Questo perché vige un principio di sudditanza con la propria amministrazione (gli operai prestano servizio nel proprio comune di residenza, ndr) e quindi i lavoratori per quieto vivere fanno anche quello che non spetterebbe loro fare».

Ma l’ex consigliere della Regione Lazio, da qualche settimana alla presidenza della comunità Alburni, non ci sta: «Bisogna far tornare la gestione in capo alle comunità, finora viste come enti inutili, e non ai sindaci, come è successo fino ad oggi, e poi ci vuole una riorganizzazione totale del sistema. Dovrà formarsi una scala gerarchica, bisognerà gestire le Comunità come aziende, dove si pianifica il lavoro annualmente. È normale che poi verranno anche le emergenze ma quando ci saranno, verranno gestite come tali. E l’azione degli operai – evidenzia - non deve essere limitata a quel determinato territorio, ma quando servono devono operare su tutti gli Alburni. Così la finiamo con turni di lavoro insufficienti, con gli operai che lavorano solo alcuni giorni a settimana, e con il costume che su 20 persone 5 lavorano e gli altri si grattano... È vero che questi operai, e non parlo solo della mia Comunità, non percepiscono lo stipendio da 12 mesi, ma neppure si possono sprecare soldi pubblici».(a.p.)

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