CAMORRA E AFFARI

Opa del clan su Fosso Imperatore «Servizi alle ditte del Consorzio»

I paganesi Fezza-De Vivo interessati alle attività del gruppo “Le Cotoniere” nato grazie ad Adiletta

NOCERA INFERIORE /PAGANI - La città di Nocera Inferiore è quella dell’Agro che più di altre attrae dal punto di vista commerciale e dei servizi alle imprese, e questa realtà non sarebbe sfuggita al clan Fezza- De Vivo di Pagani, sbaragliato venerdì dalla Dda di Salerno. Nocera Inferiore, quindi, non era solo la «decima piazza di spaccio» nella riprogrammazione del mercato degli stupefacenti da parte del clan paganese, ma anche terreno di conquista dell'economia legale. In questa tranche dell’inchiesta coinvolto in particolare è Alfonso Marrazzo , 49enne imprenditore ed ex assessore comunale di Pagani, già noto per le sanificazione ad «acqua e sapone» ad esercizi commerciali e non solo nella città di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, con la sua cooperativa, la Pedema. Marrazzo è indagato dalla procura di Salerno per essere partecipe all'associazione camorristica dei Fezza-De Vivo, viene considerato a disposizione del clan anche per il rapporto che aveva con un altro degli arrestati nel blitz, il 43enne Giuseppe De Vivo e con il capo del clan Francesco Fezza .

L’infiltrazione. Marrazzo avrebbe cercato di infiltrarsi in una serie di operazioni economiche in particolare secondo il progetto ideato da ‘o minorenne, il poggiomarinese Rosario Giugliano , criminale di spicco alleato dei Fezza-De vivo, nel Consorzio di gestione dei servizi “Le Cotoniere” all'interno della zona industriale di Fosso Imperatore a Nocera Inferiore, promosso da Mario Adiletta , noto imprenditore nocerino che poi risulterà coinvolto in una grande inchiesta a Bologna sul fallimento di una società di trasporti. Il Consorzio “Le Cotoniere”, formato da numerosi imprenditori di Fosso Imperatore, in quanto tale non rientra nelle indagini, ma come obiettivo dell’infiltrazione da parte di Marrazzo, al quale Adiletta avrebbe annunciato «Abbiamo costituito il consorzio, lo sai? Voglio incominciare a parlare… E poi volevo vedere come volevi impostare la cooperativa» . Parole tra Adiletta e Marrazzo che alla fine hanno portato ad indagare l’imprenditore nocerino solo per presunte false dichiarazioni da lui rese alla polizia e nulla di più, ma che sarebbero indicative dell’interesse del presidente della Pedema per quanto si faceva nell’area di Fosso Imperatore e per i servizi che il consorzio “Le Cotoniere” avrebbero potuto offrire legalmente.

Il consulente. Altra figura importante in questo progetto di ingresso nell’economia legale sarebbe stato il commercialista di Sant’Egidio del Monte Albino, Brunone Tagliamonte , indagato quale concorrente esterno nel associazione camorristica paganese. Sarebbe stato proprio Tagliamonte a favorire interessi economici del clan e dei suoi vertici ma anche di Marrazzo. Avrebbe offerto consulenze per occultare i proventi della gang e per infiltrarsi nel Consorzio di imprese attive a Fosso Imperatore, fornendo indicazioni circa i tipi di società con intestazione di fittizia di beni. Marrazzo, intercettato, avrebbe detto a Tagliamonte: «E con la Camorra e noi non dobbiamo lavorare? » . E il commercialista avrebbe risposto: «Come, come» .

Gli interessi. Marrazzo aveva intenzione di entrare nel giro di servizi che garantiscono le aziende dell'area industriale Fosso Imperatore a Nocera Inferiore. L’imprenditore paganese chiese consigli al commercialista santegidiese: «Una fabbrica che fa… gli dobbiamo fare di nuovo il servizio dentro la zona industriale, la vigilanza h-24… Ha detto tutte le fabbriche che stanno da prendere ce le prendiamo tutte quante… però tu… siccome l'amministratore di questa società sono io… ho bisogno di te più delle altre cose… tu mi devi garantire che va tutto liscio e tranquillo» . Tagliamonte rispose: «Tu la proprietà tua devi fare la donazione (a parenti, ndr) e ti devi mettere il diritto di abitazione solo. Non devi fare la fine di un compare mio ». Il commercialista suggerì la costituzione di una cooperativa «noi la molliamo a qualcuno… dobbiamo passare solo il guaio… non dobbiamo passare il guaio penale » . Nella conversazione ascoltata dagli investigatori emerge poi lo stratagemma dell’intestazione fittizia di una cooperativa a un «Ucraino… un polacco… un rumeno» . Marrazzo, inoltre, parlando con una terza persona avrebbe sottolineato come già una serie di lavori la sua impresa li aveva acquisiti grazie ai De Vivo: «I lavori ce l'hanno dati loro a lui» e in un’altra aveva sottolineato come due imprenditori di Fosse Imperatore alle loro spalle avessero i Fezza-De Vivo.

Salvatore De Napoli