Omicidio Vassallo, "la pistola è nel mare di Agnone"

Fondali e scogliere di San Nicola a Mare al setaccio per trovare la calibro 9 per 21 dalla quale furono esplosi i nove colpi che uccisero, nella notte tra il 5 e il 6 settembre scorso, il sindaco di Pollica

Montecorice. Neanche sei chilometri separano le spiagge di Acciaroli e Agnone; i comuni di Pollica e di Montecorice. Eppure tutte le tracce portano qui. Nelle acque acque antistanti San Nicola a Mare, gli investigatori sembrano certi di poter trovare la chiave per risolvere il giallo dell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo. Sono certi, infatti, che l’arma del delitto - una calibro 9 per 21 dalla quale furono esplosi i nove colpi che uccisero nella notte tra il 5 e il 6 settembre scorso il sindaco-pescatore - si nasconda in questi fondali. Ieri mattina sono partite le ricerche. Ad operare i sommozzatori dei carabinieri assieme ai colleghi del reparto operativo del comando provinciale di Salerno, coordinati dal tenente colonnello Francesco Merone, ed i carabinieri del Ros. Dagli elementi investigativi emersi negli ultimi giorni, l’arma potrebbe essere stata gettata dall’assassino nelle acque antistanti la localitá di Agnone.

Alla fine della giornata, purtroppo, il bilancio è negativo. Dai fondali non emerge nulla, così come dalle rocce della scogliera. Con loro una strumentazione d’avanguardia, ma nulla. Anche i militari, in realtá, sanno che - a causa delle mareggiate e del lungo lasso di tempo trascorso - il lavoro di ricerca è assai complesso. Ma le ultime risultanze investigative hanno dato quella certezza che mancava: in questo fazzoletto di terra l’assassino si è disfatto dell’arma del delitto.

Nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Franco Roberti e dei sostituti della Dda Rosa Volpe e Vallerdina Cassaniello, ci sono nuovi importanti elementi, emersi intrecciando i verbali degli interrogatori, le informazioni confidenziali, le intercettazioni telefoniche e ambientali.Gli inquirenti credono di sapere chi ha ucciso il sindaco Angelo Vassallo.Ma servono le prove. E quell’arma potrebbe rappresentare finalmente la svolta tanto attesa. Il movente dell’agguato non è ancora chiaro. In molti, tra gli stessi investigatori, non sembrano credere a un omicidio maturato in ambienti della criminalitá organizzata. Non si sarebbe trattato di un omicidio politico-mafioso a scopo preventivo, di cui si era parlato in un primo momento. Si fa sempre più strada l’ipotesi di una vendetta maturata in ambienti locali. Ma al momento, gli investigatori tendono a non escludere nessuna pista.

Come quella del coinvolgimento di una seconda persona: quella sera avrebbe partecipato all’agguato anche un personaggio del napoletano, legato, ma non organico, ai clan di Scampia. Ma tutto, per ora, resta ancora un’ipotesi da confermare.

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