Omicidio Vassallo Firmata estradizione per il “brasiliano”

Bruno Humberto Damiani De Paula torna in Italia L’uomo è detenuto nel carcere di Bogotà, in Colombia

«Entro un mese, massimo quaranta giorni, dovrebbe tornare in Italia Bruno Humberto Damiani De Paula». A dirlo all’Ansa il suo legale, Michele Sarno. L’uomo, conosciuto come “il brasiliano”, è stato arrestato a Bogotà, in Colombia per questioni di droga ed è indagato per omicidio volontario con l’aggravante del metodo mafioso per l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010, con nove colpi di pistola. «L’autorità colombiana - aggiunge l’avvocato - ha firmato il nullaosta, avviando la procedura per l’estradizione. Le carte sono arrivate al ministero italiano competente e ora quest’ultimo deve controfirmare. Tutto, dunque, è in mano all’autorità italiana. Appena verranno controfirmate le carte, il mio assistito tornerà in Italia».

Contro lo stallo che aveva caratterizzato il procedimento, il legale di Damiani, si era scagliato nelle scorse settimane, chiamando in causa la responsabilità diretta del Ministero.

Il “brasiliano” è detenuto nel carcere di Bogotà da circa un anno, in quanto destinatario di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Salerno su richiesta della Procura. Nel carcere colombiano, lo scorso novembre, Damiani è stato interrogato con una rogatoria internazionale dal pm Rosa Volpe, assistita dall’autorità giudiziaria colombiana. In quell’occasione Damiani ribadì la sua «completa estraneità» al fatto e di non aver «mai avuto rapporti» con Vassallo, il “sindaco pescatore”.

C’è, tuttavia, la ricostruzione delle ore che precedettero l’omicidio, fatta da un carabiniere che si trovava ad Acciaroli. Il militare avrebbe visto Damiani in compagnia di altre due persone aggirarsi nei pressi del bar in cui si era fermato Vassallo.

Uno strano andirivieni sul marciapiedi dirimpetto che avrebbe potuto far pensare ad un modo per tenere d’occhio il sindaco di Pollica. Nelle dichiarazioni messe a verbale dal carabiniere si parla anche dei pestaggi attribuiti al “brasiliano” in alcuni locali della zona, in cui sarebbero stati picchiati altri spacciatori, di un misterioso accoltellamento di cui lui stesso fu vittima nella sera del ferragosto del 2010 (venti giorni prima dell’omicidio) e della spavalderia con cui entrava senza pagare in alcuni locali della zona.

A tutto questo, poi, si aggiunge il racconto di alcuni familiari del sindaco ucciso, che pochi giorni prima del delitto videro il brasiliano in una strada isolata che portava alla loro abitazione.