Omicidio, “sconto” per Bifolco

Pagani: è stata ridotta in Appello la condanna all’imprenditore che sparò all’ex dipendente

PAGANI. La corte d’Assise d’appello riduce a dieci anni la condanna per l’imputato Clemente Bifolco, già condannato in primo grado a dodici anni di carcere per l’omicidio del suo ex dipendente Luigi Tagliamonte, avvenuto nel maggio 2010 lungo l’autostrada Caserta-Salerno, all’altezza del tratto nocerino. Il paganese, giudicato in prima istanza con rito abbreviato dal Gup Gabriella Passaro al tribunale di Nocera Inferiore e assistito dagli avvocati Silvana D’Ambrosi e Francesco Fragolino, ha ottenuto una ulteriore riduzione della pena. Ha presentato un certificato medico per una febbre abbinata a gravi problemi cardiaci, con una situazone clinica tale da sconsigliare la sua presenza in aula al tribunale di Salerno. La sentenza di primo grado ottenuta col rito alternativo davanti al gup del tribunale di Nocera Inferiore, appellata dai difensori nonostante il riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione, ribadisce la bontà della linea difensiva, con le tesi già sostenute in prima sede ulteriormente riconosciute dai giudici di secondo grado.

Già il gup ravvisò le condizioni evidenziate dal collegio difensivo rispetto al problema cautelare, con un beneficio che concesse gli arresti domiciliari all’imputato.

L’indagato produsse in sede di giudizio elementi a sostegno di una lunga serie di vessazioni subite dalla sua vittima. Secondo la sua versione difensiva Bifolco subì da Tagliamonte una lunga serie di minacce e intimidazioni, che in quanto ex dipendente creditore, che voleva riottenere somme di denaro dovuto da un precedente rapporto lavorativo. Il giudice di primo grado escluse per Bifolco il tentato omicidio, derubricando il reato in minacce, nei confronti della terza persona presente con i due in auto. L’imputato vene arrestato subito dopo il delitto, avvenuto in tarda mattinata nel maggio del 2010, quando uccise con una pistola il suo ex dipendente.

Il gip accolse la richiesta di arresti domiciliari seguendo una pronuncia della corte di Cassazione sull’obbligo del carcere per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidio, con obbligo limitato al primo caso e possibilità di concedere i domiciliari per il secondo.

Per Bifolco non fu possibile dare seguito all’offerta di risarcimento presentata dall’imprenditore, in attesa della liquidazione della Finmek da parte del commissario liquidatore, società di cui era socio, per 741.343 mila euro. L’imprenditore aveva sempre ammesso la sua responsabilità, spiegando da subito che l’arma era di Tagliamonte e che lui stesso gliela aveva sfilata prima di sparargli. Il terzo uomo, testimone del delitto, nella sua deposizione raccontò dell’inseguimento armato fatto da Bifolco dopo il colpo a Tagliamonte, spiegando che l’’indagato si fermò. La vittima morì con due proiettili che gli avevano trapassato aorta e petto. Bifolco, 51 anni, sparò con un revolver che Tagliamonte aveva estratto per minacciarlo. Dietro l’omicidio un debito di 50 mila euro.

Alfonso T. Guerritore

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