il processo

Omicidio Petrone, verso il rinvio

Probabile astensione dei penalisti. Alla sbarra D’Andrea e Villacaro

Per l’omicidio di Fabio Petrone, maturato nella guerra di camorra a Salerno, oggi si dovrebbe decidere il rinvio a giudizio. C’è, però, l’incognita dell’astensione dei penalisti. Alla sbarra sono chiamati Vincenzo D’Andrea e Vincenzo (alias Ciro) Villacaro, già condannati per l’omicidio di Donato Stellato. Sul rinvio dell’udienza preliminare pesa pure la concomitanza del processo per il tentato omicidio di Gaetano Cimmino, che si tiene dinanzi alla corte di Assise di Appello di Napoli, nel quale è imputato Villacaro. A gennaio il sostituto procuratore Rocco Alfano della Dda aveva chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per D’Andrea e Villacaro (difesi da Antonio Boffa e Massimo Torre) per la morte di Petrone, avvenuta nell’agosto 2007. Secondo la Dda fu ammazzato perché si temeva, negli ambienti della mala, che, essendo amico di Walter Castagna, potesse iniziare a collaborare con la giustizia e rivelare agli inquirenti i nomi di chi aveva assassinato, sei mesi prima, il minore dei fratelli “Papacchione”. Fu Villacaro, secondo la ricostruzione della Procura, a ordinare la morte di Petrone, irritato da qualche sua esternazione sull’omicidio di Stellato, preoccupato della scelta fatta da Walter Castagna (che in quel periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia) e insospettito dall’esito di un blitz della polizia, che in casa di Petrone pare avesse trovato nove grammi di cocaina ma non aveva proceduto all’arresto. Le modalità dell’esecuzione confermano il movente: uno dei proiettili mortali gli fu sparato in bocca. Decisive, nella ricostruzione dell’episodio, sono state le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Ciro De Simone, raccolte durante le indagini sul delitto Stellato dal magistrato Rosa Volpe. Al tribunale di Napoli, invece, c’è la rivisitazione del processo per il tentato omicidio di Gaetano Cimmino, avvenuto nel febbraio 2001, nel quale sono imputati Ivan Cammarota e Villacaro dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza dei giudici salernitani, che condannava entrambi gli imputati a 7 anni e 2 mesi.

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