Omicidio Di Gloria: 23 anni a Petrillo

Il giovane di Polla condannato in Assise per l’uccisione del pensionato. Il pm aveva chiesto dodici mesi in più

POLLA. Giuseppe Petrillo è stato condannato a ventitrè anni di reclusione per l’omicidio di Nicola Di Gloria. Questa la sentenza emessa dopo quasi otto ore di camera di consiglio dalla Corte di Assise di Salerno, presieduta dal giudice Anna Allegro, al termine del processo per l’omicidio del pensionato sessantunenne di Polla, ex dipendente dell’Asl Salerno 3 ucciso tra la notte del 7 e l’8 maggio del 2010 in località Intranita, una zona montuosa di Polla. La condanna non si discosta di molto dai 24 anni richiesti dal pm Carlo Rinaldi.

Gli esami medico legali rivelarono che Di Gloria aveva sì ricevuto una coltellata all’addome, ma che quella ferita non sarebbe stata sufficiente ad ucciderlo e che lui sarebbe sopravvissuto se qualcuno non lo avesse investito. Il passaggio dell’autovettura sul suo corpo ha invece determinato le lesioni agli organi interni che gli sono stati fatali. Sulla possibilità che accoltellatore e omicida fossero due persone diverse si è giocata buona parte del processo. Petrillo ha infatti ammesso la lite con il pensionato ma ha negato di aver mai avuto intenzione di ucciderlo.

Il trentaquattrenne di Polla è finito in manette ad aprile dello scorso anno in quanto ritenuto l’autore dell’assassinio. A marzo dello scorso anno era arrivato il rinvio a giudizio e ieri dopo circa dieci udienze la condanna in primo grado a 23 anni di carcere e una provvisionale di 20mila euro per il padre di Di Gloria, rappresentato in giudizio dall’avvocato Sebastiano Tanzola. In sede di udienza preliminare l'avvocato difensore di Petrillo aveva chiesto di poter accedere al rito abbreviato, richiesta però respinta dal Gup. Petrillo da circa tre anni si trova rinchiuso in una cella del carcere di Sala Consilina. Il giovane è stato difeso dall’avvocato Teresa Sorrentino di Cava de’ Tirreni.

Nel corso del dibattimento in un primo momento Petrillo si è avvalso della consulenza della nota criminologa Roberta Bruzzone per poi successivamente incaricare anche l’ex comandante dei Ris, il generale Luciano Garofano con l’obiettivo di dimostrare la sua innocenza. Il suo difensore, ha inoltre ottenuto che fosse eseguita una perizia psicologica, che ha riscontrato alcune anomalie. Rilievi insufficienti però, secondo il pubblico ministero, ad escludere che quella sera di tre anni fa il giovane di Polla non avesse la piena consapevolezza di quanto stava facendo.

Erminio Cioffi

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