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Omicidio di Ben il “tunisino” In appello parola ai legali

PAGANI. Dopo un nulla di fatto nella prima udienza svolta al processo d’Appello a carico dei tre imputati del delitto Aziz inizierà domani, con la relazione del procuratore generale, seguita dalla...

PAGANI. Dopo un nulla di fatto nella prima udienza svolta al processo d’Appello a carico dei tre imputati del delitto Aziz inizierà domani, con la relazione del procuratore generale, seguita dalla requisitoria fissata per il tre dicembre 2013.

Il tribunale discuterà l’impugnazione avverso i tre ergastoli disposti in primo grado dalla corte d’Assise per i tre imputati paganesi Francesco Fezza, Andrea De Vivo e Vincenzo Confessore, condannati e riconosciuti colpevoli di duplice omicidio aggravato dal metodo mafioso il l6 luglio 2012. Davanti alla corte saranno discusse le istanze preparate dagli avvocati Sergio Cola, Silvana D’Ambrosi, Luigi Calabrese e Giovanni Pentangelo, per ribaltare l’iter del primo grado di giudizio. Il primo processo ha condannato all’ergastolo i tre esecutori materiali del duplice omicidio eseguito nell’agosto 2008, ritenuti componenti del commando camorrista che falciò in piazza il tunisino Aziz e Alessandro Cascei sangue fu ricostruito dalla procura antimafia partendo dalle dichiarazioni dei pentiti Domenico Califano e Gerardo Baselice, considerate precise, circostanziate e credibili, con un iter processuale rinsaldato dalle dichiarazioni dei due pentiti Alfonso e Vincenzo Greco, coi verbali dei carabinieri che individuavano i tre killer insieme nel portone dei Fezza al quartiere Lamia, e soprattutto l’elemento della subornazione del teste Salvatore Fezza, pentito che ritrattò, figlio del boss Tommaso, divenuto altra pietra angolare, decisiva l’esito del processo.

Il giovane per la procura e per i giudici del primo grado fu condizionato e intimidito perché ritrattasse le sue parole in un verbale acquisito dal tribunale dopo che il pm Maurizio Cardea individuò le prove dell’intervento della famiglia. Il giovane Fezza fornì informazioni ritenute «decisive e individualizzanti» per le posizioni di Confessore e De Vivo, con la sentenza costruita con elementi di logicità. La sera prima di morire Aziz ebbe una violenta lite con Francesco Fezza , Andrea De Vivo ed altri nella villa comunale di Pagani, un confronto legato allo spaccio di droga e alla mancanza di rispetto. L’omicidio di Benaziz, ex pugile magrebino, pluripregiudicato, fu la punizione armata per un criminale irregolare, straniero e violento, stroncato da un agguato. Lo ammazzarono con ventuno colpi. Un messaggio da parte del gruppo della Lamia.

(a. t. g.)

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