LA TESTIMONIANZA

Omicidio D'Onofrio, il racconto choc: «Ho sentito il rumore dei colpi» 

Una giovane liceale con un’amica e la cugina si trovava in zona

SALERNO. «Appena ho girato la curva tra via Kennedy e via Medaglie d’Oro, ho sentito il rumore assordante dei due spari, se avessimo tardato anche di pochi istanti saremmo state poche lì davanti». Si dichiara ancora sconvolta N. P., la ragazza che ieri ha quasi assistito all’omicidio di Ciro D’Onofrio, consumatosi alle spalle del liceo Alfano I. Da poco finito l’ultimo anno di liceo, N.P. si stava godendo una delle tante serate di questa lunga estate da diplomata, ed era appena uscita per fare un giro. «Ero con una mia amica e una mia cuginetta, avevamo pensato di scendere a fare un giro per poi salire a salutare zia, eravamo in giro dalle 21 circa, di fronte il chioschetto all'ingresso di via Kennedy». Dopo essere rimaste per una mezz’ora in zona passando il tempo tra una chiacchiera e l’altra, N. P. esce da via Kennedy e svolta l’angolo della strada trasversale, via Medaglie d’Oro, è proprio allora che sente esplodere i due assordanti colpi partiti dall’arma del killer che ha freddato Ciro D’Onofrio. «Ho capito subito che si trattasse di spari, il rumore è stato fortissimo, troppo per trattarsi delle solite botte sparate dai ragazzini che spesso giocano qui sotto». Così le tre ragazze sono scappate su di corsa a casa della zia. Una volta giunte sopra l’appartamento della zia, le ragazze, pur essendo ormai al sicuro, ci hanno messo tempo a riprendersi dallo spavento. Le giovani non erano ancora coscienti di cosa fosse successo esattamente, intanto il tempo passava e le prime sirene si sono iniziate a sentire sempre più vicine. «Il balcone della cucina di zia affaccia proprio a ridosso di viale Kennedy, così, quando insieme alla paura si è fatta avanti anche la curiosità di capire cosa stesse accadendo, ci siamo affacciate ed abbiamo visto il corpo steso a terra ancora con il casco sulla testa». N. P. racconta che insieme alla prima ambulanza e alle auto dei carabinieri si sono affollate sempre più persone intorno alla zona che in poco tempo è stata interdetta a tutti i passanti. «I presenti gridavano e inveivano contro le istituzioni e il sindaco, credo che alcuni fossero parenti del morto, poi è arrivata anche la moglie che si è sentita male ed è stata portata via in ospedale». N. P. è rimasta a casa della zia oltre la mezzanotte, «dovevo andare via molto prima ma alla fine ho chiamato mia madre e aspettato che mi venisse a prendere perché avevo troppa paura di scendere». La ragazza è ancora molto scossa.

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