Marzia Capezzuti

L'ORRORE A PONTECAGNANO

Omicidio Capezzuti, il gip: «Uccidere Marzia, sigillo alla disumanità»

I pesanti giudizi del giudice nei confronti della Vacchiano e del compagno

PONTECAGNANO FAIANO - «Gli indagati soddisfacevano un sadico e perverso gusto di dominio». Così Alfonso Scermino, gip del Tribunale di Salerno, motiva l’accoglimento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Mariabarbara Vacchiano e del compagno Damiano Noschese – l’altro provvedimento d’arresto per il loro figlio 15enne, è a firma di Giuseppina Alfinito, gip del Tribunale per i minorenni – richiesta da Licia Vivaldi, pm titolare dell’inchiesta delegata dapprima ai carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Battipaglia e poi a quelli del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Salerno.

«Godevano – spiega il giudice – nel vedere soggiogata una persona debole ed indifesa, evidentemente compiacendosi del fatto che la stessa fosse completamente in balìa dei loro desiderata». Efferata condotta coronata in quella terribile notte tra il 6 ed il 7 marzo dello scorso anno, quando, col figlio minore, avrebbero ammazzato la 29enne milanese Marzia Capezzuti (che aveva un «ritardo mentale di media gravità»): «L’omicidio – soggiunge il gip – era il definitivo sigillo alla loro disumanità». Per Scermino, poi, «quando i correi si rendevano conto che le loro condotte potevano essere disvelate, decidevano di sopprimere fisicamente Marzia, per poi occultarne il cadavere e, in tal modo, fare sparire le prove».

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