Pagani

Omicidio Aziz, non ci sono colpevoli

Dopo due condanne e l’appello bis per il duplice delitto sono stati assolti Confessore, De Vivo e Fezza

PAGANI. Assolti dal duplice omicidio Aziz-Cascetta Vincenzo Confessore, Francesco Fezza e Andrea De Vivo. I giudici della Corte d’Appello hanno letto la sentenza ieri pomeriggio escludendo le responsabilità ascritte ai tre imputati perché il fatto non sussiste, cancellando il doppio ergastolo inflitto in due gradi di giudizio ai presunti componenti del gruppo che crivellò di colpi il tunisino Mohammed Abdel Aziz e Sandro Cascetta, con l’appello bis determinato dall’annullamento con rinvio della Cassazione.

I giudici avevano indicato dei vuoti probatori da colmare, concentrandosi sul quadro accusatorio, partendo dalle dichiarazioni del pentito Domenico Califano e individuando discrasie con altre fonti testimoniali. Il risultato, al momento, cancella quell’efferato delitto dallo scenario criminale, sfaldando il castello accusatorio costruito negli anni dalla Procura distrettuale di Salerno contro il clan Fezza-Petrosino D’Auria, al centro di numerosi procedimenti penali e inchieste clamorose, e a tutt’oggi privo di una certezza giudiziaria che sia una, a partire dalla stessa natura della cosca. I tre imputati per la Dda sono e restano i pericolosi componenti del braccio armato dell’organizzazione criminale guidata dal boss Antonio Petrosino D’Auria. Per quanto riguarda Aziz, come già per l’omicidio di Antonio Venditti del 2007, parlano i cadaveri, stroncati da azioni militari sanguinarie.

Questa clamorosa sentenza disintegra un processo in apparenza solido, con più fonti probatorie crollate. Decisive, in attesa delle motivazioni, appaiono le incongruenze tra il racconto del collaboratore e il sopralluogo svolto nei mesi scorsi d giudici, periti e legali al quartiere Lamia e poi lungo il percorso seguito dallo scooter con i tre assassini a bordo, fuggiti dopo l’esecuzione in piazza Corpo di Cristo lungo Corso Ettore Padovano e poi a via Astarita, con esame e controesame in aula a ravvisare incertezze sulle parole riferite alla Corte.

Non è bastato il movente della droga né quello del litigio la sera prima dell’esecuzione, né il fatto che Califano abbia riconosciuto poco dopo Confessore. Lo stesso Confessore, De Vivo e Fezza, ritenuti esponenti di spicco del clan e uomini di rispetto dagli inquirenti dell’antimafia, sono in carcere dal 2009, dal 2014 al regime di massima sicurezza del 41 bis.

In cella attenderanno le motivazioni della decisione che di fatto, potrebbe presto dare il via a richieste di revoca del regime previsto per boss e killer, con successive istanze di scarcerazione da parte del collegio difensivo: gli avvocati sono Giuseppe Della Monica, Teresa Sorrentino, Ducci, Luigi Calabrese.

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