Omicidio Aziz, fissato l’Appello

Il prossimo 19 novembre prima udienza del processo bis per il delitto di Pagani

PAGANI. Fissata il prossimo 19 novembre davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello la prima udienza del processo di secondo grado per l’omicidio Aziz. Il tribunale dovrà discutere l’impugnazione contro i tre ergastoli decisi il 16 luglio scorso in primo grado dalla Corte d’Assise per i paganesi Francesco Fezza, Andrea De Vivo e Vincenzo Confessore, giudicati gli esecutori materiali del duplice omicidio eseguito nell’agosto 2008, quando un commando crivellò di colpi il tunisino Aziz e Alessandro Cascetta.

La corte dovrà giudicare lo svolgimento del primo processo con le istanze preparate dagli avvocati Sergio Cola, Silvana D’Ambrosi, Luigi Calabrese e Giovanni Pentangelo, concentrati a smontare la condanna al carcere a vita per i tre. Quel fatto di sangue fu inquadrato da procura e giudici nella lotta per il controllo del territorio e lo spaccio di stupefacenti, con un agguato di sangue eseguito il 18 agosto 2008 e ricostruito partendo dalle dichiarazioni dei pentiti Domenico Califano e Gerardo Baselice, considerate precise, circostanziate e credibili, lungo un complesso iter processuale, con i due pentiti Alfonso e Vincenzo Greco, i verbali dei carabinieri che individuavano i tre killer insieme nel portone dei Fezza al quartiere Lamia, e soprattutto l’elemento della subornazione del teste Salvatore Fezza, pentito-non pentito determinante per il processo. Il figlio del boss Tommaso Fezza per la procura e anche per i giudici del primo grado fu condizionato e intimidito perché ritrattasse quanto riferito in un verbale decisivo, acquisito dal tribunale dopo che il pm Maurizio Cardea ebbe ricostruito le prove del richiamo della famiglia. Il giovane Fezza fornì informazioni ritenute “decisive e individualizzanti” per le posizioni di Confessore e De Vivo. E nell’articolazione della sentenza emerse il racconto non appreso direttamente da alcuni testi chiave, come il pentito Califano, che non era sul luogo del delitto ma arrivò subito dopo.

La sera prima di morire Aziz litigò con Francesco Fezza, Andrea De Vivo ed altri nella villa comunale di Pagani, sulla scorta del disturbo creato al sistema della droga in città. La corte accumulò sentenze e indagini sulla storia del clan Fezza-D’Auria Petrosino, inquadrando le personalità criminali dei tre imputati, ravvisando la premeditazione e lo studio dell’esecuzione con appostamenti e pedinamenti.

Alfonso T. Guerritore

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