il comitato di quartiere

«Omertà e paura È il peggior segnale che offre una città»

La storia di Ivana Monti è, per molti versi la fotocopia di tante storie, più o meno simili, che vanno in scena, dal venerdì alla domenica, nei vicoli e nelle piazze di un centro storico dove, negli...

La storia di Ivana Monti è, per molti versi la fotocopia di tante storie, più o meno simili, che vanno in scena, dal venerdì alla domenica, nei vicoli e nelle piazze di un centro storico dove, negli anni Novanta, è fiorita una movida da industria culturale, che per voler troppo e troppo in fretta imitare Barcellona, si è spenta nel degrado di locali che cambiano gestione ogni dodici mesi, spacciando alcol puro per vodka pur di fare cassa. Le eccezioni, fortunatamente, ci sono. E si riconoscono ad occhio nudo. Nei prezzi che non precipitano al ribasso, nei cartelli che invitano la clientela a non alzare troppo la voce, nella cortesia preventiva con il vicinato. E soprattutto nel rispetto delle ordinanze sindacali che impongono lo stop dell’intrattenimento musicale a mezzanotte. «Moltissimi gestori di bar e locali notturni sono persone corrette - chiarisce Ermanno Minoliti, presidente del comitato di quartiere - Ma tanti altri non lo sono affatto. E arrivano ad usare toni violentissimi con chiunque si permetta di invitarli alla legalità». Il risultato è che, nel centro storico - le zone più martoriate sono piazza largo Campo, Porta Nova, via Arechi, via Da Procida, vicolo Galesse - la gente ha paura. Come la signora Maria, pensionata, che affaccia su vicolo delle Galesse, dove da qualche tempo è comparso un cartello scritto a penna che provocatoriamente recita: “Vicolo delle bottiglie”. «Il sabato e la domenica mattina ho difficoltà ad uscire di casa - racconta - A terra c’è un tappeto di bottiglie rotte e chiazze di vomito. Per non parlare dei sacchetti di rifiuti. Siamo costretti a fare lo slalom. Io esposti non ne ho fatti, mi hanno minacciato. Per carità, non metta il mio nome sul giornale». Lo chiede anche il signor Lucio, impiegato, che di esposti ne ha invece fatti a decine, «perchè via Da Procida, nel week end, diventa una discoteca a cielo aperto e non ne possiamo più di non poter dormire». Minoliti è durissimo: «L’omertà che nasce dalla paura è il peggior segnale che possa esprimere una città. I residenti del centro storico sono stati lasciati soli. Gli amministratori sono da tempo affaccendati in altre questioni. Le forze dell’ordine si trincerano dietro il fatto che non hanno uomini e mezzi. Il risultato è che ci sono banditi vestiti da operatori commerciali che fanno i comodi loro e guai a protestare. Il rischio è di venire sbeffeggiati o di finire per l’essere vittima di qualche ritorsione». Negli ultimi anni, racconta il presidente del comitato, «diverse persone hanno venduto casa per trasferirsi altrove. Altri sono stati costretti a cambiare la disposizione interna delle stanze per evitare di avere la camera da letto in cima a una discoteca o a una canna fumaria. E qualcun altro ha investito bei soldi per insonorizzare casa e dotarla di doppi infissi. Il problema è generale. Dai tavolini posizionati sui marciapiedi che ostruiscono il passaggio a pedoni, passeggini e carrozzelle, fino ai decibel sparati oltre ogni limite fino alle tre del mattino a passa. Le ordinanze ci sono - ammette - Ma non c’è nessuno che le faccia rispettare».(b.c.)

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