Omelia a Rufoli: «Redenzione ai peccatori»

Sconcerto tra i fedeli dopo la denuncia sull’ex parroco per la sottrazione di fondi alla chiesa

«L’uomo si misura, attimo per attimo, con la prova che può superare sempre, rimettendosi con umiltà alla grazia del Signore». Parole semplici ma efficaci nella liturgia di ieri nella chiesa di San Michele a Rufoli, dove dopo le accuse che hanno visto protagonista l’ex parroco don Mimmo Siglioccolo (accusato da un gruppo di residenti di aver distratto 600mila euro dai fondi destinati ad attività benefiche) si torna a pregare tra i banchi. «Dobbiamo ricordare di essere pellegrini su questa terra – ha sottolineato il diacono Antonio Lobello – da una parte c’è l’uomo che vive la fragilità del peccato originale e della tentazione, ma dall’altra c’è il dono della redenzione. Bisogna essere attenti ai segni dei tempi per compiere le scelte giuste». E ancora: «Se pensiamo di non aver bisogno dell’aiuto di Dio siamo già sconfitti in partenza. L’umiltà e l’invocazione al Signore sono necessarie per aprire il cuore. La fede deve essere il nostro primo orientamento».

La vicenda di don Mimmo ha sconvolto un’intera comunità. Dopo l’avvio di un’indagine interna in Curia, alcuni fedeli sono pronti a un esposto alla Guardia di Finanza, per sollecitare l’intervento della magistratura. E poi c’è l’altra storia, quella che già nell’ottobre 2011 convinse l’arcivescovo Luigi Moretti ad allontanare don Siglioccolo, dopo che in Diocesi erano arrivate le voci sulla sua paternità. Lui ora è a Roma, ospitato in una comunità residenziale dove decidere tra l’abito talare e la vita mondana, mentre a Salerno la denuncia sui soldi spariti arriva all’attenzione della Procura. Tra i fedeli in pochissimi scelgono di commentare l’accaduto: «Non c’è nulla di certo, ma aspettiamo che le indagini facciano luce e ci spieghino dove sono finiti quei fondi – dicono all’uscita dalla messa alcuni parrocchiani – al momento non crediamo si possano dare giudizi, per esporsi bisogna avere in mano dati certi». Pochissimi anche i fedeli che hanno partecipato alla messa, forse solo a causa del caldo estivo che più che spingere alla preghiera invita ad affollare le spiagge, ma si teme anche che tutta la vicenda, oltre a destare delusione, possa allontanare le persone dalla parrocchia. «Non spetta a noi giudicare – ha aggiunto un residente – ma se la magistratura dovesse dimostrare la veridicità dei fatti, molti resterebbero enormemente amareggiati».

Attualmente la parrocchia di San Michele in Rufoli è retta da monsignor Michele Alfano.

Rita Esposito

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