Oltre al “brasiliano” ci sono tre indiziati Spuntano altre tracce

Il procuratore Roberti: «Stiamo verificando nuovi elementi» Si continua a seguire la pista del traffico di stupefacenti

SALERNO. Un solo nome reso pubblico: quello di Bruno Humberto Damiani. Eppure per l’omicidio di Angelo Vassallo risultano altri tre indiziati, persone su cui la Direzione distrettuale antimafia sta provando a chiudere il cerchio con un’indagine che dopo sei anni potrebbe forse arrivare a un punto di svolta. «Stiamo analizzando altri dettagli e verificando nuove tracce – ha dichiarato a fine luglio il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che quell’inchiesta l’ha seguita da procuratore capo di Salerno – Non molleremo fin quando non assicureremo l’assassino alla giustizia».

Gli interrogatori. Damiani, il “brasiliano” come è soprannominato per le sue origini sudamericane, è stato interrogato per tre volte in un anno alla presenza del difensore Michele Sarno, ma continua a respingere le accuse. Ad agosto del 2015, dopo l’estradizione da Bogotà, il procuratore aggiunto Rosa Volpe gli ha mostrato i brogliacci delle conversazioni intercettate nel carcere boliviano, dialoghi con i familiari da cui emergerebbero elementi di conferma per agganciare il suo nome a quello di altre persone entrate nell’orbita dell’inchiesta. È trapelato che nel corso dell’interrogatorio gli è stato chiesto dei rapporti con due napoletani di Secondigliano (ritenuti fornitori di droga) e con tre albergatori di Acciaroli, che nei giorni prima e dopo il delitto sarebbero entrati più volte in contatto, insieme a lui, con i grossisti di stupefacente.

Gli atti. I documenti della Dda parlano di contatti frequenti che tra il 4 e il 7 settembre del 2010 Damiani avrebbe intrattenuto con i due trafficanti di droga di Secondigliano, incontri a cui avrebbero partecipato anche due albergatori di Acciaroli. La prima di queste riunioni, il 4 settembre (un giorno prima dell’agguato), si era tenuta a Secondigliano; le altre, a poche ore dall’omicidio, si erano svolte al centro di Salerno e al porticciolo di Agnone, frazione di Montecorice. E proprio da Agnone, secondo una testimonianza agli atti del fascicolo, era solito partire un gommone che da località San Nicola portava la droga sul molo di Acciaroli, divenuta piazza fiorente per un giro di spaccio di cui il “brasiliano” sarebbe stato il referente principale. Per questo, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto pochi giorni prima dell’assassinio un violento litigio con Angelo Vassallo, e per questo lo avrebbe ucciso. Il sindaco era deciso a contrastare la diffusione dello stupefacente, soprattutto dopo aver saputo del possibile coinvolgimento del genero Francesco Avallone, fidanzato da dodici anni con la figlia Giusy con la quale la relazione si chiuse pochi mesi dopo il delitto. Lo stesso Avallone ha confermato ai carabinieri che il sindaco di Pollica «circa dieci, quindici giorni prima della sua uccisione, aveva intrapreso un’attività di contrasto all’uso e allo spaccio di stupefacenti». E sempre lui ha riferito di “voci” sul giro di droga di Damiani e confermato l’accoltellamento di cui quest’ultimo era stato vittima in una discoteca di Palinuro venti giorni prima dell’assassinio. Ad assisterlo durante la degenza in ospedale sarebbe stato – secondo un’altra testimonianza raccolta dagli investigatori – l’albergatore Giovanni Vassallo, che all’epoca gestiva a Pollica un hotel che dopo la tragedia subì due attentati incendiari.

Ai magistrati il “brasiliano” ha confermato i rapporti di amicizia sia con Giovanni Vassallo che con i figli Roberto e Angelo, ma riguardo a contatti tra loro e persone del Napoletano si sarebbe soffermato solo una presunta trattativa per l’acquisto di un televisore definito importante.

Il pentito. Da pochi mesi ci sono poi altri elementi al vaglio della Procura, dettagli forniti dal neo collaboratore di giustizia Alfonso Loreto, esponente della camorra scafatese. Da quando a febbraio ha deciso di collaborare con la giustizia, Loreto ha parlato del clan gestito insieme a Romolo Ridosso ma avrebbe pure fornito una traccia sul caso di Pollica. Un indizio che conduce dal Cilento a Scafati e ai paesi vesuviani e su cui gli inquirenti cercano riscontri. Con l’obiettivo di arrivare almeno al prossimo anniversario con in mano il nome dell’assassino.

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