Olio e mozzarella Il falso è servito 

Con il pomodoro sono i prodotti alimentari più contraffatti L’allarme di Coldiretti: le aziende salernitane sotto attacco

Tarocco, quanto ci costi. I falsi prodotti alimentari ricondotti a quelli veri salernitani causano ingenti danni ai palati di tanti consumatori e alle tasche delle imprese. Proprio la provincia di Salerno è tra quelle più a rischio di prodotti taroccati. Ad illustrare i danni in generale per la contraffazione alimentare in Italia l’ultimo report dell’Ispettorato contro le frodi alimentari: il prodotto italiano più contraffatto è il prosecco, seguito dall’olio. Tra i casi che più penalizzano pure la provincia di Salerno è la vendita come “extravergine” di olio che di “evo” ha ben poco, essendo solo olio di oliva, in genere proveniente da Tunisia e Marocco. Numerosi i casi di oli venduti come “100 cento per cento italiani” e invece risultati mescolati con altri provenienti dall’estero e da fuori dall’Unione europea.
Tra i prodotti più taroccati, soprattutto all’estero ma anche da molte aziende italiane e talora campane, è il pomodoro San Marzano Dop. Solo i pomodori coltivati e confezionati nei 41 comuni elencati dal disciplinare possono essere etichettati con la dicitura “pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” e fregiarsi del marchio Dop. Si tratta di una produzione limitatissima (intorno alle 15 mila tonnellate), mentre sul mercato si trovano milioni di tonnellate con le iscrizioni più varie e che si richiamano alle parole San Marzano. Di imitazioni ce ne sono tante nei supermercati italiani e soprattutto all’estero, e da alcuni anni anche sul web. Altro prodotto taroccato in grandi quantità è la mozzarella di bufala dop, producibile solo in una specifica area della Campania. Le frodi più comuni riguardano mozzarelle di bufala prodotte senza latte di bufala, etichette ingannevoli, richiami (ovviamente falsi) al logo della mozzarella di bufala campana Dop. In questo caso, la mozzarella fasulla è destinata ai mercati internazionali dove il consumatore crede di mangiare uno “italian top” e invece si tratta di imitazione solitamente di bassa qualità, con un danno economico e di immagine le aziende locali.
Il web è tra i canali più a rischio falsi. La rete, infatti, propone kit per fare in casa la mozzarella o le confezioni di “tomatoes San Marzano”, addirittura i semi per il pomodorino corbarino o per lo sfusato amalfitano. Da ultimo arriva anche il “parmesan cheese” salernitano prodotto in Canada, oltre a mozzarella di bufala thailandese, pomodorini di collina cinesi, il San Marzano made in Usa, le scamorze e l’asiago Salerno e non da ultimo “Queso”, la mozzarella argentina. «Risulta difficile quantificare i flussi e il danno economico dei prodotti agroalimentari contraffatti a livello mondiale – sottolinea Vittorio Sangiorgio, presidente della Coldiretti di Salerno – Secondo una nostra stima, l’Agropirateria alimentare fattura oltre 60 miliardi di euro con i tarocchi del prodotti alimentari made in Italy. Notevole è anche il danno economico e di immagine per le aziende salernitane, tra le più attive nella ricerca e nell’offerta della qualità nel prodotto. L’etichetta, la corretta informazione in Italia e nel mondo e i controlli sono le armi che possiamo sfoderare nella lotta al falso anche se non è necessario chiedere garanzie agli altri Stati in sede di accordi di commerciali». Attraverso l’utilizzo dell’italian sounding (l’imitazione di un prodotto o di una denominazione o marchio attraverso un richiamo alla presunta italianità che non c’è in ciò che si vender) si danneggiano le aziende del Belpaese due volte, «per i mancati acquisti presso i veri produttori – spiega Sangiorgio – e per la diffusione di sapori che nulla hanno a che fare con quelli nostri con il risultato di allontanare il consumatore».
Salvatore De Napoli
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