Nuovo giudice per la libertà di Scarano

Attesa per la decisione sull’istanza di scarcerazione per motivi di salute. Interrogato per la seconda volta l’agente segreto

Sarà un nuovo giudice delle indagini preliminari, diverso da quello che ha firmato l’ordinanza cautelare e respinto le prime richieste di scarcerazione, a decidere sui domiciliari chiesti da monsignor Nunzio Scarano per motivi di salute. Il gip Barbara Callari, che ha seguito la vicenda dalle prime battute, è adesso in ferie e la pratica è stata affidata a un collega. Determinante sarà il parere della Procura, che potrebbe essere depositato in giornata, e che finora ha sempre detto “no” alle istanze per un’attenuazione della misura cautelare. «Don Nunzio sta male, ha perso otto chili ed è malato» hanno ribadito i difensori Silverio Sica e Francesco Caroleo Grimaldi allegando una perizia medica. La decisione del giudice è attesa tra domani e lunedì, in caso di rigetto gli avvocati potranno impugnarla davanti al Riesame ma un parere favorevole del Tribunale della libertà appare improbabile dopo la lettura delle motivazioni con cui è stato respinto il primo appello. Per i giudici il sacerdote salernitano si è comportato da «consumato delinquente», condivide con gli altri due arrestati (l’agente segreto Giovanni Zito e il broker di Pompei Giovanni Carenzio) i tratti di «pericolosità e inaffidabilità» e soprattutto potrebbe ancora ripetere il reato e anche pregiudicare la raccolta di ulteriori elementi di prova.

Nel provvedimento del Riesame si ricorda come lui stesso abbia confermato di attendersi dal rientro della Svizzera dei capitali degli armatori D’Amico (operazione poi fallita) un compenso di circa due milioni e mezzo di euro, che in parte gli sarebbe servito per acquistare un appartamento a Roma. I soldi degli imprenditori salernitani (venti milioni di euro a cui se ne sarebbero potuti aggiungere altrettanti in un secondo momento) sarebbero stati depositati sulla banca vaticana. «Scarano – scrivono i giudici – garantiva l’agevole allocazione dell’ingente cifra sui conti dello Ior, come ammetterà in sede di interrogatorio di garanzia». Nelle dieci pagine di motivazioni si citano anche alcune dichiarazioni di Massimiliano Marcianò, l’imprenditore romano che era uno dei suoi confidenti e che parla, tra l’altro, dei rapporti tra Carenzio e i D’Amico. Secondo Marciano il broker stava progettando di fuggire in Libano «tramite un aereo privato di Paolo D’Amico» per sottrarsi a un’eventuale misura cautelare che si attendeva dalle autorità spagnole che lo hanno indagato per reati finanziari. È invece arrivata l’ordinanza dei giudici romani con l’accusa di concorso in corruzione. Nei giorni scorsi il broker, difeso dall’avvocato Elio D’Aquino, ha consegnato ai magistrati un memoriale in cui ricostruisce il suo ruolo nella vicenda e parla dei colloqui con monsignor Scarano. Probabile che anche lui, in seguito ai chiarimenti forniti, presenti una nuova richiesta di scarcerazione. E altrettanto potrebbe fare per Giovanni Zito l’avvocato Nunzio Mastrogiovanni, che nella scorsa settimana ha chiesto che il suo assistito fosse di nuovo ascoltato dagli inquirenti. L’interrogatorio si è tenuto lunedì, e adesso si attendono eventuali decisioni della Procura.

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