Vietri sul Mare

Nuovo Fuenti, nessun abuso

I lavori però non riprendono. A rischio la stagione estiva

VIETRI SUL MARE - Non ci fu abuso nel via libera alla realizzazione del nuovo Fuenti, il complesso ricettivo con ristorante e beauty farm che avrebbe dovuto occupare e “restaurare” lo spazio lasciato vuoto dalla demolizione dell’albergo “mostro”. I giudici della Corte d’appello hanno confermato l’assoluzione decisa in primo grado, ma ne hanno modificato il titolo (passando da “il fatto non sussiste” a “il fatto non costitusce reato”) cosicché non è chiaro se e come i lavori di completamento possano riprendere senza rischiare un altro stop. Per questo la “Turismo immobiliare” di Maria Teresa Mazzitelli medita di aspettare, prima di riaprire il cantiere, il deposito delle motivazioni della sentenza fissato tra novanta giorni. 
 
Dove, almeno per ora, i sigilli non possono essere rimossi neanche volendo è sul lido, perché la sentenza di secondo grado ha confermato in questo caso la condanna a nove mesi per aver utilizzato basi in cemento invece di palafitte infilate nella sabbia. I giudici non hanno condiviso i calcoli dei difensori Felice Lentini e Federico Conte, secondo cui la vicenda era ormai caduta in prescrizione, e hanno confermato la pena per Maria Teresa Mazzitelli, il marito Alberto De Flammineis e il progettista Massimo Adinolfi. Gli imprenditori presenteranno però a breve una richiesta di dissequestro, nel tentativo di salvare la stagione balneare.
 
Sul resto del complesso turistico il futuro non è ancora chiaro. Di certo c’è che i giudici hanno respinto l’appello della Procura e confermato l’assoluzione per imprenditori, progettista e per il tecnico comunale Domenico Manzione, difeso dall’avvocato Paolo Carbone. Saranno però le motivazioni a spiegare cosa è cambiato rispetto alla sentenza del Tribunale e quali potranno essere le conseguenze quando la società chiederà al Comune di Vietri di riattivare la procedura autorizzativa sospesa in attesa delle decisioni giudiziarie.
 
Quando nel 2010 la magistratura mise i sigilli, la struttura era quasi pronta. Era stata realizzata ricostruendo le curve della collina con scheletri in calcestruzzo che si prevede di coprire con la vegetazione. «Un intervento di recupero del paesaggio, approvato da venti enti in conferenza di servizi» hanno sottolineato più volte gli imputati nel corso del processo. Ma per gli inquirenti quel cemento violava il divieto assoluto di costruire previsto dal piano paesaggistico. Nel luglio del 2014, dopo l’assoluzione in primo grado e il conseguente dissequestro, l’architetto Mazzitelli riaprì i cancelli e annunciò per lo scorso ferragosto l’inaugurazione del complesso. Il ricorso della Procura impose uno stop prudenziale fino alla sentenza d’appello, che è arrivata ma ancora non scioglie tutti i nodi.