il giallo di potenza

Nuovi esami sulla morte del commissario

Si apre un nuovo capitolo nel giallo sulla morte della cavese Anna Esposito, il commissario della Digos trovata cadavere il 12 marzo del 2001 nel suo appartamento della caserma di via Zaccagnino a...

Si apre un nuovo capitolo nel giallo sulla morte della cavese Anna Esposito, il commissario della Digos trovata cadavere il 12 marzo del 2001 nel suo appartamento della caserma di via Zaccagnino a Potenza. Si stanno effettuando degli esperimenti sulla cintura che fu trovata al collo della vittima e che era legata alla porta del bagno. La stessa che, secondo le prime indagini, era stata utilizzata da Anna per impiccarsi. Un antropologo forense sta analizzando l’oggetto per vedere a quale altezza fu fatto il nodo. Se risulterà troppo basso, si potrà escludere definitivamente la tesi del suicidio, sostenuta dal 2001 dagli inquirenti e mai accettata dal padre, Vincenzo Esposito, che negli ultimi 14 anni ha commissionato una serie di perizie private, i cui risultati hanno indotto la Procura di Potenza a riaprire il caso.

Ed è stato sempre il padre di Anna a consegnare agli inquirenti una registrazione nella quale il cappellano della Questura, durante un colloquio privato, lo invitava ad inoltrare un esposto anonimo in cui denunciare i colpevoli di un omicidio. Lo stesso prete gli avrebbe fatto i nomi. Una circostanza strana se si considera che il parroco, qualche giorno dopo la morte del commissario, si presentò in Procura per dire che Anna, in confessione, gli aveva confidato di aver tentato di impiccarsi già qualche mese prima. Un fatto, questo, smentito dalle indagini e dai pareri medici. Risulta quanto meno strano, inoltre, che un religioso abbia svelato quanto confidato nel segreto della confessione, protetto anche dalla legislazione italiana. Peraltro il prete ha di recente confermato quanto detto 14 anni fa.

Secondo indiscrezioni, inoltre, sembra che le indagini stiano portando su una pista diversa da quella del delitto passionale, percorsa in prima battuta dalla Procura.

Alfonsina Caputano

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