Nuove indagini sul caso Malzone 

Il 39enne di Montecorice morì dopo il Tso: il gip si oppone all’archiviazione

SANT’ARSENIO. Il gip del Tribunale di Lagonegro ha respinto la richiesta di archiviazione delle indagini per la morte di Massimiliano Malzone, 39enne di Montecorice, deceduto l’8 giugno del 2015 nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Santissima Annunziata di Sant’Arsenio dopo 12 giorni di ricovero. La famiglia nel 2017 aveva presentato opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero.
Il giudice Rosamaria De Lellis ha disposto che il pm faccia ulteriori indagini sull’ipotesi di omicidio colposo ai danni dei sanitari. Per il gip “risulta incontrovertibile la circostanza che l’arresto cardiaco che ha condotto alla morte Malzone sia stata una conseguenza diretta dell’azione sinergica dei vari medicinali neurolettici somministrati alla vittima, dal 28 maggio, durante la degenza in regime di Tso”. Il giudice, inoltre, ritiene “evidente l’omissione dei sanitari nel porre in essere una regola cautelare comune ossia seguire costantemente le condizioni cardiologiche del paziente”.
Massimiliano Malzone era deceduto dopo dodici di giorni di ricovero nel reparto di Psichiatria dove era arrivato in seguito ad un trattamento sanitario obbligatorio. L’avvocato Michele Capano, legale della famiglia Malzone, aveva chiesto di approfondire le indagini sulle cure effettuate dai medici del reparto di Sant’Arsenio. A non convincere la famiglia sono due aspetti: la presenza di nove farmaci nel sangue di Massimiliano, due dei quali in dose nettamente superiore ai livelli terapeutici.
Nella consulenza di parte viene evidenziato che l’arresto cardiaco che ha condotto alla morte Malzone è stato una conseguenza diretta dell’assunzione dei farmaci. Il secondo aspetto è quello che non risulta effettuato alcun elettrocardiogramma dopo quello del giorno del ricovero.
Erminio Cioffi
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