la polemica

«Nulla da nascondere. La polizia penitenziaria opera con professionalità e umanità»

Il segretario generale del sindacato agenti carcerari, Donato Capece, interviene dopo il decesso in carcere

SALERNO. Sulla morte di Alessandro Landi, il salernitano deceduto in carcere a Fuorni, e sulle accuse di presunte violenze, è interventuo il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. «Confidiamo nella magistratura perché non abbiamo nulla da nascondere. La polizia penitenziaria opera con professionalità e umanità - ha dichiarato il segretario generale, Donato Capece - la morte di un detenuto in carcere a Salerno non può essere il pretesto per accusare ingiustamente la polizia penitenziaria. Come sempre, in questi casi, invito tutti a non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. La polizia penitenziaria, a Salerno come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere. L’impegno del primo sindacato della polizia penitenziaria, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della penitenziaria. Tanto per dire, dal 1992 al 30 giugno 2016 il personale ha salvato la vita, in tutta Italia, ad oltre 20.260 detenuti che hanno tentato il suicidio e ai quasi 142mila che hanno posto in essere atti di autolesionismo, molti deturpandosi anche violentemente il proprio corpo».

Capece ha poi sottolineato che «la polizia penitenziaria, a Salerno e negli oltre 200 penitenziari italiani, è formata da persone che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti. Ripeto, non abbiano nulla da nascondere. Ma non si traggano giudizi affrettati senza aver atteso prima i doverosi accertamenti giudiziari».

Il Sappe mette sotto accusa anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il suo attuale capo, Santi Consolo: «Il ministro della giustizia, Andrea Orlando, deve avvicendarlo. Da quando c’è lui, le aggressioni a poliziotti penitenziari e i tentativi di evasione dalle carceri hanno una cadenza quasi quotidiana, anche per l’assenza di adeguati provvedimenti punitivi per i responsabili. E poco o nulla fa il Dap per valorizzare il ruolo sociale del corpo di polizia penitenziaria e dei suoi appartenenti a livello mediatico. L’amministrazione penitenziaria si preoccupa di garantire l’uso della sigaretta elettronica ai detenuti o, come quest’estate, delle docce nei cortili dell’ora d’aria, sempre per i ristretti. Non pensano certo agli agenti, alle loro pessime e precarie condizioni operative, al fatto che siamo sotto organico di più di 7mila unità, e che dobbiamo anche pagarci la stanza se dormiamo in caserma mentre nessun detenuto paga allo Stato alcunché per il "soggiorno" nelle carceri italiane».