Nozze finte per il permesso di soggiorno

Arrestato un nocerino, latitante la complice: organizzavano cerimonie fasulle che potevano costare anche 10mila euro

Matrimoni pagati a peso d’oro, fino a 10mila euro, ma celebrati solo per ottenere il permesso di soggiorno. Un arresto e trentaquattro indagati sono il frutto delle indagini sui matrimoni per convenienza. Agli arresti è finito Giovanni Spinelli, 48 anni, di Nocera Inferiore, mentre è sfuggita all’arresto, ed è ora ricercata, una sua complice di nazionalità marocchina che da qualche tempo è rientrata nel suo paese di origine. Entrambi devono rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la celebrazione di “matrimoni di comodo” e l'utilizzo di atti contraffatti o comunque illegalmente ottenuti, con il fine di favorire l’ingresso nella comunità europea di cittadini extracomunitari clandestini. In particolare la donna, già “moglie fittizia” di un marocchino clandestino, ha fatto in modo che sua figlia si prestasse anche lei a celebrare un matrimonio simulato con un altro extracomunitario in attesa del permesso. 

A conclusione di una lunga e complessa indagine, condotta dalla sezione anticrimine del commissariato di Cava de’ Tirreni, diretto dal vicequestore aggiunto Marzia Morricone, si è data esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Nocera Inferiore. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta, gli investigatori hanno identificato diversi extracomunitari clandestini che per ottenere il permesso di soggiorno e regolarizzare la loro posizione in Italia erano disposti a pagare fino a 10.000 euro agli organizzatori di tale traffico, i quali si attivavano per ottenere i documenti necessari alla celebrazione dei matrimoni e, in alcuni casi, si occupavano anche della cerimonia e del banchetto nuziale per dare una parvenza di veridicità al fatto.

Giovanni Spinelli e la donna marocchina sua complice, nella gestione dei loro traffici illeciti arrivavano persino a mettere a disposizione diversi appartamenti dove le neo coppie andavano a vivere, quasi sempre in modo simulato, ovvero temporaneamente, al solo scopo di ottenere la residenza anagrafica per tentare di aggirare i controlli di polizia tesi ad accertare la reale convivenza dei coniugi.

Durante tutto il periodo necessario per ottenere il permesso di soggiorno, inoltre, i faccendieri fornivano agli extracomunitari clandestini una sorta di “pacchetto di servizi”, per assisterli e soddisfare le loro primarie esigenze: vitto ed altri generi essenziali nonché cellulari e schede telefoniche, al fine di garantirsi il controllo sui loro comportamenti, ma anche per renderli quanto più possibile “invisibili” ai controlli delle forze dell’ordine.

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