«Non voglio offrire alibi»  E De Luca jr si dimette 

L’assessore indagato rimette le deleghe nelle mani del sindaco «Coinvolto da una vicenda oscura, per me non c’è assolutamente nulla»

SALERNO. I riflettori, alla fine, sono stati tutti per lui. Perché Roberto De Luca, indagato per corruzione dalla Procura di Napoli, con un colpo a sorpresa, si è preso tutta la scena - con le dimissioni in diretta da assessore al Bilancio del Comune di Salerno - durante la presentazioni dei candidati salernitani del Pd alle elezioni politiche. Un fuori programma che ha catalizzato l’attenzione, non solo dei media, ma anche dei tanti presenti, tra amministratori ed elettori.
Roberto De Luca è arrivato “scortato” dal padre Vincenzo (visibilmente teso) e acclamato dalla folla, mentre il fratello Piero, per sfuggire alle attenzioni dei giornalisti, attendeva in una camera del Grand Hotel Salerno, per poi scendere in sala all’ultimo minuto. Faccia scura, occhi già lucidi, il secondogenito del governatore ha stretto molte mani, ha salutato diverse persone e si è seduto in prima fila, tra il padre e il sindaco Enzo Napoli, tra gli applausi di una sala gremita. Un’accoglienza da star, insomma, che forse neanche lui s’immaginava, prima della sorpresa. Nessuno, infatti, poteva ipotizzare non solo che Roberto De Luca parlasse ma che, addirittura, preannunciasse di lasciare l’incarico in giunta nel bel mezzo di una convention di partito.
De Luca junior è stato chiamato sul palco subito dopo la presentazione della squadra dei candidati. Poco più in là la madre, Rosa Zampetti, non ha saputo trattenere la commozione, mentre il suo secondogenito, finito nel tritacarne mediatico e sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, s’accingeva a comunicare il suo stato d’animo al popolo dei democrat e la sua decisione.
«Ho rimesso il mio mandato al sindaco Napoli – ha sottolineato Roberto De Luca – per consentire a tutti noi di concludere con slancio ed entusiasmo questa campagna elettorale. Non intendo offrire alibi a nessuno, né pretesti per operazioni di aggressione politica o per qualunque azione che possa provare a infangare il mio partito, l’istituzione che rappresento o la mia famiglia». Dalla sala qualcuno ha gridato “no” e, quindi, è scattato l’applauso. «Ho ricevuto in queste ore attestazioni di stima, di solidarietà e di affetto da parte di tantissime persone e anche di avversari politici – ha rimarcato Roberto De Luca – in relazione alla vicenda oscura nella quale sono stato coinvolto, mio malgrado. Penso che tutti abbiate visto il video. Io l’ho guardato senza audio, perché non ho avuto lo stomaco, ma si capisce che è stata messa in piedi, con l’ingaggio addirittura di ex camorristi, una provocazione vergognosa, per inquinare e condizionare la campagna elettorale. So io, e sanno tutti, che per quello che mi riguarda non c’è assolutamente nulla di nulla. Noi lavoriamo da sempre all’insegna della correttezza, del rigore, e dello spirito di servizio ai cittadini. Ora però dobbiamo contrastare, con tutte le forze, il processo di imbarbarimento che tocca la vita pubblica del nostro Paese. E dunque occorre mettere in campo ogni energia per vincere la sfida elettorale». L’ex assessore al Bilancio ha, poi, ribadito «piena fiducia nell’azione della magistratura» anche se ha confessato di provare «un sentimento di rabbia e di indignazione per la violenza inaudita esercitata nei miei confronti». «Ho sentito il dovere, ancora più per le mille attestazioni di solidarietà che ho ricevuto – ha concluso – di prendere una iniziativa che confermasse, agli occhi di tutti, che noi siamo portatori di valori di correttezza, di trasparenza e di impegno civile, oltre ogni interesse personale. Mi auguro che questa mia decisione sia per tutti noi uno stimolo in più per combattere, con determinazione, passione, entusiasmo e a testa alta, la nostra battaglia politica e di civiltà». Tra le reazioni, quella del coordinatore provinciale di Forza Italia, che ha definito la decisione di Roberto De Luca «inevitabile», in quanto «non aveva altra scelta perché la vicenda oggetto d’indagine, è grave dal punto di vista politico, prima che giudiziario».
Gaetano de Stefano
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