«Non vogliamo vivere in una pattumiera» 

Molti residenti e il comitato spontaneo bocciano l’idea di un impianto di compostaggio sul territorio cittadino

«Non vogliamo vivere in una pattumiera». I cittadini fanno le barricate contro la realizzazione dell’impianto di compostaggio tra le mura dello Stir. «Non vogliamo il sito di compostaggio», è il grido di un comitato spontaneo composto da migliaia di persone che quelle 35mila tonnellate annue d’organico in città non ce le vogliono. «Hanno deciso sulle teste dei cittadini», lamenta la giornalista cinquantenne Stefania Battista, portavoce del comitato. «Abbiamo già pagato caro: ogni famiglia fa i conti almeno con un episodio tumorale». E parla del protocollo d’intesa del 2002, sottoscritto da Alfredo Liguori e Antonio Bassolino, all’epoca della «sconfitta» del cdr: «S’assicurava che l’impianto non sarebbe stato realizzato in città…».
Anche il sessantenne Raffaele Cucco Petrone, ex consigliere regionale, ora tra i promotori del gruppo, fa riferimento a quel documento: «Non ha valore giuridico, è vero, ma le forze politiche si sono fatte carico d’un impegno». E rincara la dose: «L’aria è irrespirabile, forse per l’impianto di Eboli, che lavora soltanto 6mila tonnellate annue; cosa accadrà con 35mila tonnellate d’umido allo Stir? E poi perché sempre a Battipaglia?».
Cenni al cdr e soprattutto alla «folle discarica» sul Castelluccio, dove «i rifiuti marciscono sotto un telone, ricoperti dalla discarica ufficiale Ismar». E allora Petrone dice: «Dov’è il beneficio per noi? Voglio diventare matto e dire sì al compostaggio, ma almeno, prima dei lavori, posso pretendere una seria bonifica di quella discarica? A qualcuno luccicano gli occhi sentendo parlare di ristoro economico, ma la salute non si compra».
Teme per il futuro Serena Cafaro, 30 anni, disoccupata, che sta per sposarsi: «Chi verrà a investire in un territorio martoriato? Ci sono pure le aziende agricole nei pressi dello Stir». Vive a viale della Libertà, e ogni sera fa i conti con la puzza di rifiuti: «Tra miasmi, topi e pattume, regna il degrado, e ci impongono pure una Tari tra le più alte della provincia, in una città con 7 impianti di rifiuti». Si sente «presa in giro dalle istituzioni e promette: «Ci faremo sentire».
Parole simili a quelle di Carmela Basileo, 56 anni, che lavora nel sociale. «Distribuisco i volantini del comitato e vedo tanti volti rassegnati; quale città stiamo consegnando ai bimbi? La seconda terra dei fuochi? Bisogna tapparsi in casa e nei bar è diventato impossibile perfino sentire il profumo d’un caffè». E l’appello a Cecilia Francese: «Ci tuteli!».
Lidia D’Angelo ha 50 anni, lavora in un call center e vive lungo la Statale 19. Per un anno, con il marito e i due figli, s’era trasferita al nord, poi è tornata: «Battipaglia ci mancava, ma vorremmo viverla al meglio». Sogna «una città a vocazione agricola e turistica, e non patria dei rifiuti. Non possiamo prendere l’immondizia di tutti; il compostaggio, se fatto bene, non dovrebbe dare problemi, ma non possiamo saperlo a priori».
Contro l’impianto, anche la “Fondazione Angelo Vassallo”. Ne fa parte Walter Iannotti, 41 anni, battipagliese che vive a Campagna, consulente ambientale: «Quell’impianto, per com’è progettato, non produrrà compost, ma solo rifiuti da conferire in discarica, o, ancor peggio, da usare per riempire le cave, chiamandole “bonifiche”».
Domani alle 20, il comitato incontrerà la cittadinanza alla parrocchia “San Gregorio VII”: invitati pure la sindaca, la giunta e i consiglieri.
Carmine Landi
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