«Non sempre positive le economie di scala»

De Francesco, presidente dell’Ordine, teme ripercussioni anche sui livelli occupazionali

È in discussione al Senato il Ddl Concorrenza, che tra i vari settori economici coivolti modifica anche quello della distribuzione farmaceutica. Il provvedimento sembra contenere luci ed ombre sulla futura organizzazione della vendita dei farmaci. Il tema è di quelli che scottano, in gioco c’è il futuro professionale di una categoria, quella dei farmacisti , che storicamente in Italia si è identificata con la proprietà delle stesse farmacie, un “bene” che veniva tramandato da padre in figlio e da zio a nipote. Ne abbiamo parlato con Ferdinando Maria De Francesco, presidente dell'ordine dei farmacisti Salerno.

È d'accordo con quanto asserito dai firmatari del Ddl Concorrenza e cioè che “la libera gestione delle farmacie da parte di società di capitali, consente economie di scala con l'abbassamento dei costi per il consumatore, e un rilancio dell'intero settore”?

In realtà non è detto che le economie di scala siano sempre positive. In primis potrebbe verificarsi anche un calo occupazionale. D’altronde ingrandire un’attività e massimizzare il prodotto comporta anche un abbattimento dei costi, che non si limita esclusivamente alla diminuzione del costo di rifornimento, ma ad esempio anche allo stesso costo del personale. Senza contare il fenomeno della riallocazione delle farmacie: è ovvio che una società di capitali, più forte di un singolo farmacista, riuscirà ad accedere a posizionamenti della farmacie molto più convenienti e centrali, provocando una dislocazione delle singole attività verso zone improduttive e più sconvenienti.

Questo decreto non potrebbe però costituire un'occasione di ripresa per tante attività in difficoltà, in un settore che risulta già bloccato e anche verso la saturazione?

Guardi sono due aspetti del problema molto diversi. Le farmacie non sono in surplus, quindi l’apertura di altre nuove attività non sarebbe un problema. In più il settore non è tanto in crisi per la troppa offerta, anche perché i valori di distribuzione delle attività farmaceutiche sono passati da una farmacia ogni 5000 abitanti ad una ogni 3300. Il problema è che occorrerebbe sopratutto ridare al farmacista il giusto ruolo di dispensazione del farmaco, e con questo mi riferisco al problema della gestione delle categorie di farmaci.

Ci saranno mobilitazioni da parte dell'Ordine dei farmacisti?

Gli Ordini presenti su ogni territorio provinciale sono enti a se stanti con competenze territoriali che fanno capo alla Fondazione degli Ordini, il vero interlocutore di categoria con il Governo. Non avrebbe senso che l’Ordine dei Farmacisti di Salerno prendesse una posizione sa solo. Non si è contro le società di capitali, ma ci sono chiare perplessità di cui il legislatore dovrebbe tener conto nel rimodulare determinati aspetti della riforma. (m.g.)

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