«Non possono farci morire di credito»

Maccauro: lo Stato che dovrebbe tutelarci mette in ginocchio le aziende perché non paga

Da ieri, avendo compiuto 40 anni, ha lasciato il Gruppo giovani ed è approdato tra i senior di Confindustria, l’associazione di cui è presidente provinciale da qualche mese. Non è un momento felice per l’Italia e neanche per gli industriali salernitani, Mauro Maccauro è chiamato ad una prova difficile. Di ritorno da una breve vacanza è già al lavoro.

Presidente, la domanda è d’obbligo: che autunno si aspetta?

La ripresa non c’è. Salvaguardando qualche settore o azienda eccellenti, il quadro macro economico che ci troviamo ad affrontare è di un Paese in recessione. Il Pil a fine 2012 farà segnare un meno due per cento e le previsioni per il 2013 non fanno pensare al meglio.

In provincia di Salerno, però, l’agroalimentare ha un sostanzioso segno pi ù, dovuto al fatto che il sessanta per cento del fatturato è dato dall’esportazione.

Non è proprio così. Anche nell’agroalimentare iniziano ad esserci flessioni, c’è un calo dei consumi interni. La crisi dura ormai da quattro anni ed ha coinvolto tutti i settori.

La principale emergenza che si troveranno ad affrontare le aziende.

Per le aziende la principale emergenza è senza dubbio la carenza di liquidità. Siamo in attesa di verificare l’attuazione dei vari decreti governativi, “Salva Italia”, “Sviluppo” e “Spending review”. Il Governo Monti ha riposizionato la barra verso la difesa dall’emergenza, ora però c’è bisogno della cosiddetta “fase due”, quella della crescita. La verità è che, nonostante i decreti, la burocrazia è forte. Il Cipe, ad esempio, ha finanziato parecchie opere pubbliche, ma passerà ancora molto tempo fino a quando non saranno aperti i cantieri. E il tempo è un costo.

Qual è l’umore dei suoi colleghi? Ascoltandoli che impressione ne ricava?

Inizia a diventare sempre più diffusa la volontà di trasferirsi all’estero. Fino ad ora emigravano le persone, ora iniziano ad emigrare anche le aziende per poter continuare a svolgere la propria attività. Questo, purtroppo, è lo stato dell’arte. Si va alla ricerca di nuove opportunità all’estero perché l’Italia ormai non ne offre più.

Si riuscirà a rompere questo avvitamento che trascina sempre più giù l’economia italiana?

Ci vorrà tempo, E bisogna prendere atto che difficilmente ritorneremo allo stato ante 2008. Serve un cambio di strategia.

Cosa possono fare gli industriali?

Puntare sempre più sulla globalizzazione e sull’innovazione tecnologica. Questo può fare un’azienda. Altre cose non sono di nostra competenza.

Di cosa ha bisogno l’industria. Può indicarci delle priorità?

Lo sviluppo di una politica energetica nazionale per essere più competivi come sistema Paese; legare, al momento del rinnovo dei contratti in scadenza, quota parte del salario alla produttività, sul modello di quanto già fatto in Germania; impedire, inoltre, che i debiti della Pubblica amministrazione verso le aziende fornitrici continuino a crescere, perché non si può morire per colpa dei debiti non onorati dalla Pubblica amministrazione. Queste tre cose che ho elencato sono per noi industriali condizioni essenziali. Si era parlato anche di credito di imposta per la ricerca, ma poi questa misura è scomparsa dal decreto sviluppo.

Nel frattempo è aumentata la tassazione e c’è stata una contrazione dei consumi delle famiglie.

Infatti, continuando così si rischia l’esplosione della protesta sociale. Gli italiani sono consapevoli che bisogna fare dei sacrifici per uscire dalla crisi, ma vogliono vedere i risultati. Ripeto, occorre mettere risorse nei settori strategici, a partire dallo sviluppo energetico e dalla ricerca per l’innovazione tecnologica.

Il ministro Fornero al meeting di Comunione e liberazione a Rimini aveva aperto in questa direzione.

Sì, ma è stata subito smentita dal collega dell’economia perché non ci sono le risorse. Siamo stanchi di assistere alla politica degli annunci, fatti per ingraziarsi le platee e smentiti poi il giorno dopo quando si ritorna alla cruda verità dei conti. Se a questo si somma l’effetto prodotto dalle società di rating, che la mattina promuovono e la sera bocciano, il risultato è che si reprimono gli investimenti perché c’è un clima di incertezza.

Torniamo alle vicende di casa nostra. Cosa è possibile fare, ciascuno per la propria parte di competenza.

Alla competizione tra territori, di cui parlo da tempo, oggi aggiungo anche la necessità della competizione tra idee di sviluppo. Senza far torto a nessuno, ma è evidente che oggi si vive una situazione di disagio. C’è bisogno di idee forti, il territorio deve reagire.

Confindustria Salerno cosa propone?

Per quanto ci riguarda, avvieremo un confronto con i sindacati per essere il più possibile vicini alle aziende; poi faremo da pungolo per attivare proposizioni per lo sviluppo del nostro territorio. Ci sono esempi virtuosi che possono essere presi a modello, ad esempio lo sviluppo del porto commerciale grazie all’attività dell’Autorità portuale che ha reperito risorse finanziarie importanti. I cantieri già aperti e quelli in programma non solo creeranno occasioni di lavoro nell’immediato ma consolideranno un’attività, quella dei traffici portuali, che è strategica per il nostro territorio. Anche nella sanità la Gestione Bortoletti ha dimostrato che si possono razionalizzare i costi e garantire pagamenti puntuali alle aziende fornitrici. Il mio auspicio è che si continui su questa strada.

Il governo insiste sull’ingresso dei privati nelle società pubbliche. Alcune sono già arrivate al capolinea e il segretario regionale della Cgil, Franco Tavella, a “la Città” ha espresso il timore che in autunno scoppierà il caso delle partecipate.

Sì, il Governo sollecita l’intervento dei privati e si va in questa direzione. In questo momento, però, è alquanto complicato per la difficoltà ad impegnarsi in investimenti di una certa importanza.

E ritorniamo al discorso iniziale della crisi di liquidità. Un problema che non affligge la criminalità organizzata. L’usura, come evidenziato anche dal presidente della Camera di Commercio, Guido Arzano, dilaga.

Sì, questa non è la stagione del pizzo,ma dell’usura e del riciclaggio, che poi sono due facce della stessa medaglia. Va detto, però, che l’attenzione delle forze dell’ordine è alta e questo va evidenziato anche per dare tranquillità agli investitori. L’azione di contrasto è fondamentale per arginare il fenomeno e per evitare che imprenditori in difficoltà, per salvare il salvabile, si affidino all’usura.

La repressione, però, agisce in seconda battuta.

Se la Pubblica amministrazione liberasse le risorse che deve alle aziende sarebbe già un fatto molto importante. In primavera si parlava di cartolarizzazione e ciò lasciava ben sperare, poi però, a causa della burocrazia, non è cambiato nulla. E’ paradossale che proprio lo Stato che deve difenderle dalla criminalità metta in ginocchio le aziende non pagando i debiti.

Cosa si aspetta dalla riforma del lavoro?

Al momento non saprei dirle quali saranno gli effetti della riforma. Di sicuro è stata irrigidita la flessibilità in entrata, ma il legislatore non è stato altrettanto coraggioso sulla flessibilità in uscita. L’ex ministro Tremonti sostiene che potrebbe addirittura determinare l’effetto contrario a quello sperato e cioè una fuoriuscita dal mercato del lavoro, in quanto i contratti a tempo determinato non saranno rinnovati in contratti a tempo indeterminato. Staremo a vedere. Per me la vera riforma da fare è un’altra.

Quale?

Alleggerire dalle tasse le buste paga dei lavoratori e, ribadisco ancora questo concetto, legare parte del salario ad una maggiore produttività. L’auspicio degli industriali è che si vada in questa direzione.

Con che stato d’animo è ritornato in azienda e a Confindustria Salerno.

Con la consapevolezza di vivere la peggiore stagione economica, guerre a parte, dell’Italia unita; ma anche con la determinazione a stringere i denti e a reagire, consapevole che riusciremo a guadare il fiume della crisi. Inoltre, con la convinzione che questa fase segnerà la nostra generazione – figlia del benessere, che non aveva conosciuto le difficoltà economiche - e rafforzerà la prossima. Dovremo educare i nostri figli ad una maggiore consapevolezza, avevamo perso il valore delle cose e questa dura prova a cui, nostro malgrado, siamo stati sottoposti può aiutarci a ritrovarlo. Mi piace pensare che andrà così.

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