Capaccio Paestum

Non fa il suo dovere, toro “condannato” 

Trent’anni per dare ragione a una azienda di Capaccio che acquistò l’animale

CAPACCIO. Acquistarono un animale da monta, ma questo: pur assolvendo bene al suo dovere di stallone non riuscì mai a ingravidare la mandria di bufale, 63 animali. La questione finì in tribunale e l’azienda acquirente – dopo un lungo procedimento giudiziario avviato alla fine degli anni Ottanta – ad agosto scorso ha visto riconosciute dalla Corte d’Appello di Salerno le proprie ragioni. Il fatto si è svolto a Capaccio e a subire il danno l’azienda Polito (oggi gestita dai figli Gianfranco e Giuseppe seguiti dallo studio legale degli avvocati Franco e Arnaldo Miglino). L’azienda Polito, ai tempi gestita da Vito Polito, nel marzo del 1989 acquistò dalla Società agricola e forestale – azienda Improsta un toro. Polito lo comperò in base a determinate caratteristiche morfologiche. In particolare a convincere il titolare dell’azienda a prendere l’animale furono le caratteristiche della madre – denominata Apocalisse – che aveva una buona carriera produttiva nella produzione di latte e un buon punteggio morfologico; circostanze queste importanti per garantire il miglioramento della linea di sangue. Tutto sembrava andare per il verso giusto. L’animale immesso nel branco non risparmio le sue attenzioni verso quelle 63 bufale dell’azienda Polito. Ma verso la fine di ottobre, inizio novembre Polito prese atto che le sue bufale non erano gravide – così come sarebbe dovuto accadere –. Anche l’azienda che aveva venduto l’animale prese atto del problema e tra acquirente e venditore si finì in tribunale. La questione ha attraversato tutti i gradi di giudizio. Ventotto anni prima di sentenziare che sì, il toro «non era affetto da impotentia coeundi, tant’è che si accoppiò regolarmente con le bufale, ma da impotentia generandi, che gli impedì di ingravidare».
È inutile aggiungere che nel lungo iter processuale per arrivare a alla sentenza definitiva, l’animale da monta così come le bufale, sono state sottoposte a analisi e verifiche della fertilità. In processo si era costituito anche il ministero dell’Economia, perché nel frattempo la società di partenza aveva più volte cambiato assetto. E il toro? Grazie alla lentezza dei tribunali italiani non avrà modo di essere deriso, la vita media dell’animale oscilla tra i 18 e 22 anni, molti di meno di una causa in Italia.
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