«Non credete ai venditori di illusioni»

In vista delle elezioni arriva il duro monito del vescovo Giudice: «Evitiamo di farci prendere in giro dagli impostori»

NOCERA INFERIORE. Non aspettate «i venditori di illusioni, impostori di ieri e di oggi che tra poco si presenteranno a dirci che vogliono mettere a posto le nostre città», ma datevi da fare per far risplendere il «giardino» che Dio ha affidato ad ognuno. Sono riecheggiate dalle navate dell’abbazia di Montecassino alle strade dell’Agro le parole di monsignor Giuseppe Giudice.

Il vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno ha voluto lanciare un monito in vista delle elezioni amministrative ed europee. Un no deciso a chi si presenta senza una storia coerente, senza aver messo a posto la propria vita. Personaggi in cerca d’autore, e di voti, di cui le città dell’Agro chiamate a scegliere il nuovo sindaco e consiglio comunale hanno davvero poco bisogno. Un discorso, comunque, non limitato a Pagani, Sarno e Nocera Superiore, ma esteso a tutti coloro che si confronteranno con le decine di candidati al Parlamento europeo. Non è la prima volta che monsignor Giudice richiama a riscoprire il senso dell’impegno civico. L’esortazione è stata rivolta ai circa 1500 fedeli che sabato si sono recati per il pellegrinaggio diocesano al monastero laziale dove riposano San Benedetto e Santa Scolastica. È stato proprio il richiamo al patrono d’Europa a dare l’assist per la riflessione. «Paolo VI proponeva San Benedetto come modello della ricostruzione – ha detto il vescovo –. Fu proprio San Benedetto a permettere alla civiltà di riprendersi. Lo fece con la croce, con il libro e con l’aratro».

La croce come preghiera, dunque, «il libro, il Vangelo, come cultura», e l’aratro come lavoro per se e per la società. È su questo punto che l’ammonimento si è fatto vibrante. «Ci è stato dato l’aratro per trasformare le terre incolte in giardini. Sono diventati pattumiere». Occorre, impegnarsi di più: «Se il mio pezzetto di giardino sarà bello, tutto il mondo sarà bello». Facendo ognuno la propria parte, senza attendere chissà cosa o cedere ai «venditori di illusioni, impostori di ieri e di oggi che tra poco si presenteranno a dirci che vogliono mettere a posto le nostre città, a queste nuove realtà che si presentano come agnelli vestiti da lupo». «Non gli crediamo fino a quando non mettono a posto la loro vita – ha detto –. Non gli crediamo fino a quando non hanno imparato la teologia della novità. Non gli crederemo fino a quando non vedremo le loro mani ricostruire le nostre città. Non ci facciamo prendere in giro da nessuno. Non ci facciamo boicottare». Il vescovo ha fatto intendere che le realtà ecclesiali non si faranno tirare per la giacca: «Non saliamo su nessun carrozzone. Vogliamo che l’uomo ritorni a pregare e a lavorare».

Salvatore D’Angelo

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