Non abbandonò le figlie, donna assolta

Pagani, il giudice chiude un “calvario” durato due anni: le piccole furono affidate al padre dopo l’arresto della 38enne

PAGANI. Rispondeva dell’abbandono in strada delle due figlie minori di dodici e otto anni per futili motivi la trentottenne prostituta paganese C. N., assolta perchè il fatto non sussiste dal gup Scermino. I fatti risalgono al novembre 2010 quando la donna venne arrestata dai carabinieri perché aveva lasciato le due figlie di sei e otto anni sotto un portone, con la denuncia da parte della cognata che raccontava l’episodio e le ingiurie subite.

Le bimbe riferirono ai carabinieri che la madre “le aveva lasciate lì”. In quel frangente, secondo le indagini, la signora stava lavorando, sulla strada, con le piccole rimaste a Viale Trieste, da sole. A dare l’allarme furono anche i residenti di Viale Trieste, che avevano visto le due bimbe sotto la pioggia, infreddolite. I militari della tenenza di Pagani intervennero e soccorsero le due bambine, con l'aiuto di una zia per poi cercare la donna. C. N. venne infine ritrovata e arrestata, mentre le bambine furono affidate al padre. La donna aveva lasciato le figlie senza curarsene perché, come riportava la relazione di servizio dei militari, “doveva incontrare un cliente”. Fu la zia, sconvolta perché temeva di aver capito fin da subito cosa fosse successo, ad accorgersi della bimbe, con le attività investigative avevano poi appurato che il suo lavoro, più volte, l’avesse indotta a simili comportamenti, con le figlie lasciate di volta in volta in luoghi diversi. La donna era stata risentita dal sostituto Serrelli cercando di chiarire la sua posizione. L’esito dell’interrogatorio successivo non evitò la richiesta di processo. Il gup ha pronunciato sentenza di proscioglimento partendo dal difficile rapporto tra la donna e la cognata: «Se la situazione degenerava era dovuto solo alla forte contrapposizione che stava attrraversando l’indagata e il marito, che si stavano separando, con la sorella di quest’ultimo che rifiutava di accogliere le bimbe in casa solo perché vi era un forte astio familiare, tutto in un contesto sociale di forte emarginazione. La donna aveva conosciuto il marito come cliente e si erano poi sposati con una serie di denunce pendenti tra i due. Per questo, se pure il comportamento della madre poteva ritenersi “commendevole” o censurabile, non ricorreva alcun abbandono».

«La donna si allontanava dalle figlie solo perché era convinta che la cognata si sarebbe presa cura di loro, di fronte al fatto che erano sotto casa sua». E così la donna è stata assolta.

Alfonso T. Guerritore

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