sanità

Noe in ospedale: controlli sulle acque reflue

I tecnici dell’Arpac hanno prelevato dei campioni da Nefrologia. Calabrese: tutto a norma

Il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, insieme ai funzionari dell'Arpac ieri mattina hanno svolto un controllo all'ospedale Maria Santissima Addolorata. I militari del Noe dovevano verificare se la dirigenza del nosocomio ebolitano aveva ottemperato ad una serie di prescrizioni sulla gestione dei rifiuti speciali. I carabinieri coi tecnici Arpac prelevato dei campioni di acque reflue dal reparto di Nefrologia e Dialisi, sotto lo sguardo incuriosito di visitatori e degenti dell'ospedale.

Il materiale raccolto (le acque reflue del reparto di Dialisi e Nefrologia vengono sversate nella condotta fognaria e sono catalogate come ""rifiuti speciali""), sarà analizzato nei laboratori regionali dell’Arpac, proprio per appurare se le prescrizioni imposte nei mesi precedenti siano state rispettate o meno e se i parametri siano tornati nella norma.

«I carabinieri e il personale Arpac - spiega il direttore sanitario dell’ospedale di Eboli, il dottor Rocco Calabrese - hanno svolto della campionature delle acque reflue del reparto di Dialisi e Nefrologia. In passato la precedente dirigenza sanitaria dell'ospedale Maria Santissima Addolorata, a seguito di altre verifiche su queste acque considerate come rifiuti speciali, aveva avuto delle prescrizioni dagli inquirenti e dall'Arpac. Ieri pertanto le forze dell'ordine sono tornate per verificare se si fosse ottemperato a quanto richiesto». Il direttore sanitario Rocco Calabrese tranquillizza tutti: «come già riferito al Noe e all’Arpac le prescrizioni sono state rispettate. Abbiamo ripristinato quanto richiesto, aspettiamo per conferma solo i risultati delle campionature svolte ieri mattina alle acque reflue di Nefrologia e Dialisi che sfociano nelle condotta fognaria». «Ben vengano i controlli e le verifiche - conclude Calabrese - perchè lavoriamo sodo per garantire gli standard di sicurezza e per far progredire sempre di più la nostra struttura sanitaria».

Antonio Elia