LA STORIA

Nocera Inferiore, stalking alla moglie: assolto dopo sette anni

La sentenza per l'appuntato D'Amico pronunciata perché il fatto sussiste

NOCERA INFERIORE - Sette anni di processo penale, una carriera di fatto bloccata, accuse apparse sui giornali e alla fine assolto perché il fatto non sussiste. E’ quanto accaduto all'appuntato Alberto D’Amico, in servizio alla stazione carabinieri di Fisciano, da 35anni nell’Arma, originario di Cava e per anni abitante a Nocera Superiore.

La sua vicenda era diventata nota anche all’opinione pubblica. Il militare era stato denunciato più volte dall’ex moglie tra il 2008 e il 2010 per maltrattamenti e lesioni ed era stato rinviato a giudizio nonostante l’allora pm Sabrina Serrelli avesse chiesto l’archiviazione delle ipotesi accusatorie. Una richiesta alla quale si erano opposti i legali della moglie e così il Gip del tribunale di Nocera aveva disposto il processo con l’imputazione coatta per D’Amico.

La vicenda è riconducibile alla tempestosa crisi coniugale di D’Amico. Una serie di denunce erano state inviante per conoscenza anche agli alti comandi della Arma dei carabinieri, fino al Comando generale, segnalando la presunta condotta “criminale” del militare. Considerando la particolare sensibilità dell’Arma alla cura del personale e alla sua onorabilità, il clima nei confronti dell’appuntato sarebbe diventato più severo, come era logico e doveroso attendersi da parte dei carabinieri. Alla fine il processo, dove l’appuntato è stato difeso dall’avvocato Roberto Lanzi e dalla collega Donatella Sica, ha visto emergere la verità, dopo che erano stati ascoltati anche i figli della coppia, il più grande sposato e il secondo che vive con il padre.

Scagionato dalle accuse dai familiari lo è stato anche da parte di altri testi. Il m ilitare era stato accusato di aver minacciato la moglie con la pistola in dotazione ma il comandante all’epoca della stazione carabinieri di Fisciano ha testimoniato che il suo militare era stato autorizzato a lasciare in caserma l’arma e quindi non poteva averla con sé per minacciare la consorte.

(s.d.n.)