Niente Medicina nucleare Vertice Asl sulla chiusura

Stamane summit a Salerno con il direttore sanitario del nosocomio, Calabrese Sul tavolo la sinergia con strutture private e l’attivazione del reparto ad Eboli

C’è il rischio di una chiusura definitiva del reparto di medicina nucleare dell’ospedale “Santa Maria della Speranza”. Si tratta dell’unica unità operativa di medicina nucleare in tutta l’Asl di Salerno, ma non funziona da otto mesi a causa del guasto alla gamma camera e dell’allagamento dei locali dov’è il reparto. La questione sarà alla base di una riunione che si terrà oggi presso la direzione generale dell’Asl, in via Nizza, a cui parteciperanno il dg Antonio Squillante e il direttore sanitario Anna Luisa Caiazzo. Al tavolo ci sarà il direttore sanitario dell’ospedale di Battipaglia, Rocco Calabrese. Lo stesso che ad aprile ha inviato le richieste all’Asl per acquistare una nuova gamma camera e adeguare i locali del reparto. Per una spesa complessiva che si aggirerebbe tra gli 800mila euro ed il milione. Sollecitazioni a cui non è mai giunta una risposta.

Ma il discorso è molto più ampio ed investe altri fattori, tra cui la presenza di strutture private sul territorio provinciale che hanno investito nella medicina nucleare: possiedono una (o più) gamma camera, svolgendo egregiamente il ruolo che da ottobre è stato tolto al Santa Maria della Speranza. Si parlerà anche di questo oggi, ossia della volontà dell’Asl di mettere mano al fascicolo della medicina nucleare, magari puntando su una maggiore sinergia tra pubblico e privato, senza creare concorrenza tra ospedale e realtà munite di gamma camera. Se così fosse il reparto di medicina nucleare di Battipaglia rischierebbe davvero di non aprire più.

Ci sono a Battipaglia e zone limitrofe, infatti, fiorenti realtà private munite di gamma camera, apparecchiatura utilizzata per l'acquisizione delle immagini scintigrafiche. Senza contare la presenza presso l’ospedale di Eboli di un reparto di medicina nucleare con una gamma camera monotesta donata da un privato ed attrezzature per l’unità operativa, tra cui una camera calda per l’attesa dei pazienti, per cui l’Asl ha speso nel 2007 circa 800mila euro (la stessa cifra che servirebbe oggi per rimettere in sesto il reparto di medicina nucleare di Battipaglia). All’ospedale di Eboli c’è già l’insegna recante la scritta medicina nucleare, ma fino allo scorso ottobre i pazienti che necessitavano di esami scintigrafici venivano trasferiti al reparto di Battipaglia con la dicitura “pratica indifferibile e non effettuabile presso il nostro nosocomio”.

L’Asl, in vista dell’ospedale unico del Sele, potrebbe pensare di chiudere il reparto di medicina nucleare a Battipaglia, investendo meno soldi per aprire quello di Eboli, che avrebbe sempre più l’egida di un polo ospedaliero di qualità, relegando Battipaglia ad un ruolo d’emergenza.

Francesco Piccolo

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