la denuncia di “italia nostra” 

Niente isola al Marina d’Arechi Il concessionario si fa la spiaggia

Il porto Marina d’Arechi arriva all’attenzione della commissione Trasparenza. A sollecitare la discussione su questo specifico argomento è stata l’associazione ambientalista “Italia nostra” che nei...

Il porto Marina d’Arechi arriva all’attenzione della commissione Trasparenza. A sollecitare la discussione su questo specifico argomento è stata l’associazione ambientalista “Italia nostra” che nei giorni scorsi ha inviato una lettera alla soprintendente Francesca Casule e al presidente dell’organismo comunale Antonio Cammarota chiedendo una serie di chiarimenti nonchè la possibilità di accedere agli atti relativi al progetto. A giudizio della presidente Raffaella Di Leo «si è ben lontani dalla realizzazione di quelle opere che avevano giustificato il rilascio di autorizzazioni, anche paesaggistiche, per la pur discutibile infrastruttura».
L’attenzione si sofferma sulla mancata realizzazione del ponte sospeso, il cui progetto è firmato dall’archistar Calatrava, che avrebbe dovuto collegare il porto isola alla terraferma per una lunghezza di 105 metri. Collegandosi a questo, l’associazione ambientalista va ad analizzare nella lettera proprio la stessa morfologia del porto “e le caratteristiche - si legge - che esso avrebbe dovuto avere e che non ha per non interferire con le dinamiche meteomarine. È ben noto che il porto avrebbe dovuto avere una conformazione ad isola: completamente staccato dalla terraferma e ad essa collegata con un sistema di ponti. La soluzione proposta dalla società concessionaria avrebbe dovuto evitare quel che tutti temevano, ovvero la possibilità che la nuova struttura interferisse con le correnti e con il trasporto solido, dando luogo ad erosione ed accumulo di sabbia. Allo stato, nonostante il porto sia operativo da molto tempo, esso rimane collegato alla terraferma per mezzo di un istmo di terra su cui è sistemata una strada a doppia carreggiata su cui transitano tutti i mezzi, leggeri e pesanti, da e per il porto”.
Una situazione che, non solo non risponde a quanto previsto nel progetto originario, ma che sta provocando anche dei danni a livello marino dato che il passaggio delle correnti è stato in qualche modo interrotto. Un aspetto che non manca di sottolineare la presidente Di Leo nella sua lettera. “Questo istmo - spiega - ha di fatto interrotto il flusso delle correnti ed ha determinato da un lato l’erosione della spiaggia preesistente e dall’altra la nascita di una nuova lunga spiaggia a ridosso della strada di collegamento alla terraferma”. Su questa nuova spiaggia, la società ha avuto a metà dello scorso mese di maggio la concessione per poter realizzare uno stabilimento balneare, concessione data a seguito di determina dirigenziale firmata dl responsabile del settore Demanio, Davide Pelosio, che ha ritenuto come lo spazio a disposizione fosse adeguato per poter attrezzare un vero e proprio lido. Ed è da questo ultimo aspetto che ha preso il via il dibattito all’interno della commissione Trasparenza.
«Abbiamo invitato a prendere parte alla commissione i dirigenti Davide Pelosio e Luca Caselli - spiega a margine della riunione il presidente Antonio Cammarota - andremo fino in fondo in questa vicenda affinchè si faccia piena chiarezza». Infatti, a giudizio dell’associazione Italia Nostra “appare grottesco che la stessa società concessionaria, cui deve imputarsi la modificazione della linea di costa, con tratti di erosione e di accumulo di sedimenti, chieda ed ottenga di beneficiare dell’arenile demaniale formatosi in conseguenza delle difformità realizzate rispetto al progetto originario”. Insomma, la questione richiede un ulteriore approfondimento e, intanto, Italia Nostra attende ancora di poter prendere visione dei pareri e delle autorizzazioni paesaggistiche rilasciate per il progetto originario e per le successive 4 varianti in corso d’opera.
Angela Caso
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