Niente fondi per rimuovere l’amianto

La rimozione costa e i proprietari degli immobili non prendono impegni. E nelle frazioni proliferano le discariche

Canne fumarie, lamiere e tettorie in amianto: si svuotano le casse comunali per sopprimere l’emergenza che attanaglia il territorio cittadino eppure una soluzione sembra ancora non si sia trovata per mettere definitivamente il punto a una questione che preoccupa e avvelena tutta la popolazione locale e in particolar modo quei cittadini che vivono a ridosso delle zone in cui ad oggi – nonostante i vari interventi e provvedimenti messi in atto nel corso degli ultimi anni – insiste ancora la presenza del pericoloso e nocivo materiale.

Dal campo prefabbricati di Pregiato alle più isolate stradine che si inerpicano nei pressi dell’Abbazzia Benedettina; dalle frazioni del versante orientale fino alle località più alte del territorio: abitazioni, scuole, parchi ed edifici per un totale di decine di siti da bonificare. Sono queste le zone più critiche, eppure una mappatura e un bilancio precisi delle aree e delle quantità sono difficili da delineare perché quotidianamente sulle strade della città sorgono nuove micro discariche a opera di ignoti che sversano eternit e materiali di risulta. Le aree container di Pregiato, San Pietro e Annunziata sono quelle più a vista. Sfollati gradualmente e in parte i prefabbricati dagli ex terremotati che li abitavano restano ora le scheletriche abitazioni vuote in attesa di essere bonificate. Nel frattempo però l’amianto si deteriora e si accumula: a San Pietro il campo è stato interessato di recente da un preoccupante incendio; a Pregiato invece i container disabitati stanno lentamente diventando deposito di inerti (solo una settimana fa alcuni residenti avevano denunciato il rinvenimento di alcune canne fumarie depositate all’interno e sul retro di uno dei fabbricati). Ancora più allarmante invece il dato sulla quantità di materiale rinvenuto, spesso malamente occultato, nei pressi dei contenitori per la raccolta rifiuti. Sversamenti illeciti ai quali l’attuale amministrazione, come la precedente, sta cercando di metter fine con l’attivazione delle telecamere e maggiori controlli.

Ma la coperta è sempre troppo corta: nemmeno il tempo di individuare e bonificare l’area di Castagneto, che una nuova discarica spunta in località Petrellosa e così via. Alcune zone, invece, sembra restino perennemente fuori dal monitoraggio degli ispettori ambientali: impraticabile è diventata, ad esempio, via Benedetto Bonazzi, la diramazione che dalla Badia conduce al tratto finale della località Pietra Santa; o ancora la strada che da località Croce porta a Pellezzano, di nuovo preda dell’amianto nonostante appena due mesi fa vennero rimossi circa 7 quintali di materiali nocivi. L’amianto, sfaldandosi e deteriorandosi, libera polveri e fibre nell’aria che semplicemente uccidono. I costi per lo smaltimento sono elevati.

Solo lo scarso anno il comune ha speso oltre 37mila euro per la sola raccolta mentre i cittadini sono tenuti per legge a certificare e bonificare i manufatti di amianto di proprietà.

Una disposizione gravosa e di cui il comune ha provveduto a rimandare ulteriormente i termini, almeno fino al prossimo dicembre. Nel frattempo il problema resta lo smaltimento perché sul fronte rimozione e messa in sicurezza si lavora per cercare un accordo con le banche: un’intesa con gli istituti che agevoli l’accesso al credito da parte dei privati per gli interventi di bonifica.

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